Roma, 12 apr. (LaPresse) – “La nostra coscienza, soprattutto quella di noi appartenenti al genere maschile, deve animarci costantemente nella vita quotidiana e nell’esercizio delle nostre funzioni per fare tutto ciò che è possibile e necessario per contrastare questo cancro che corrode la nostra vita collettiva, le nostre relazioni personali e sociali, il senso di umanità e di giustizia”. Così il vicepresidente Giovanni Legnini nel convegno sulla violenza di genere organizzato dal Csm a Roma.
“Ridurre la questione alla sola prospettiva della pretesa punitiva costituisce un imperdonabile errore. Come pure rimane imprenscindibile basare anche la repressione penale su un’analisi matura e profonda del fenomeno per definirlo e comprenderlo nelle sue più articolate implicazioni”. Così il vicepresidente Giovanni Legnini nel convegno sulla violenza di genere organizzato dal Csm a Roma.
“Le soluzioni normative che si sono sviluppate nell’ultimo decennio in tale direzione, evidenziano l’esigenza di non cedere alla tentazione di risolvere il tutto con il diritto penale e con l’innalzamento delle sanzioni edittali – sostiene -. Questo convincimento trova già una risposta in quel che ha fatto il Consiglio. Inoltre, si sono sviluppate, non a caso, ipotesi quali quelle dei ‘programmi di prevenzione organizzati dai servizi di assistenza’, che sono indirizzate a finalità di prevenzione e contenimento dei fenomeni violenti”.
“La violenza verso le donne, infatti, è esercitata non solo con frequenza disarmante, ma anche con modalità e secondo schemi di perpetrazione diversificati tra di loro – aggiunge -. E se una matrice unitaria è possibile rintracciare, essa è da individuare nella dimensione culturale. Individuabili nelle due componenti principali di svalutazione e degradazione e nell’intento e modalità di sopraffazione, esercizio di un potere in chiave di violenza psichica e fisica , l’approfittamento nei riguardi di una persona che si percepisce in posizione di minorità e di subalternità. Si tratta di fenomeni che non risparmiano nessun contesto: dalla famiglia, ai luoghi di lavoro, dai contesti di svago alla dimensione delle grandi metropoli, dai luoghi del disagio e della marginalità alle fasce sociali del benessere, della cultura, dello spettacolo e della moda”.
“Come molte delle questioni complesse che segnano questo nostro tempo, la violenza di genere richiede certo un’azione integrata su più piani – prosegue-. Il coinvolgimento di altre e diverse agenzie e funzioni, deve accompagnarsi al lavoro sulla buona organizzazione degli Uffici giudiziari”.