NAPOLI – Separazione delle carriere e custodia cautelare: sono questi i principali punti che l’avvocatura napoletana auspica che possano cambiare alla luce della loro ammissione a quesiti referendari da parte della Consulta. “La separazione delle carriere è la riforma delle riforme”, sottolinea il penalista Domenico Dello Iacono, il quale spera che in futuro possano esserci due percorsi completamente differenti tra la carriera requirente e quella giudicante. “Non è ipotizzabile che un magistrato che si fa 10 anni di Procura della Repubblica si metta a fare il giudicante da un giorno all’altro, oltretutto senza che ci sia un passaggio intermedio. E’ una questione di approccio metodologico, di interpretazione. Io non sono d’accordo, poi, che magistrati che svolgono funzioni diverse appartengano allo stesso ordine. La promiscuità non tranquillizza e nella giustizia tutte le parti coinvolte devono essere serene”. Altro ‘cavallo di battaglia’ riguarda la custodia cautelare, per la categoria da riformare in quanto ‘abusata’.
“Una riforma sarebbe utilissima per risolvere la stortura dell’attuale sistema col quale viene gestita. Nel 2015 il legislatore aveva cercato di porre un freno all’abuso della custodia carceraria, inserendo il requisito dell’attualità e della concretezza, cioè che il giudice doveva valutare la richiesta cautelare del pm come indispensabile e questo non poteva essere desunto solo dalla gravità del reato”. In pratica rispetto a fatti vecchi non si sarebbe dovuta applicare la custodia in carcere in presenza di alternative cautelari. “Introdotta la legge ci sono state le interpretazioni dei magistrati che oggi si riflettono nel sovraffollamento carcerario quando si potrebbe ricorrere, per esempio, ai domiciliari col braccialetto elettronico. E’ un qualcosa che si deve sperimentare soprattutto per chi non ha grossi precedenti con il ricorso alla custodia cautelare vigilata. Nel 2011, infatti, una sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione lo prevedeva. Magari si potesse stabilire questa cosa normativamente, ci vuole più coraggio dei magistrati. L’elezione diretta de componenti del Csm? Un’utopia. Il caso Palamara ci ha insegnato che non esiste un sistema su base meritocratica per la nomina dei magistrati e così si creano centri di potere e ‘combriccole’ che si contendono la determinata nomina al posto giusto”. La Corte Costituzionale ha giudicato ammissibili cinque dei sette quesiti referendari promossi dal Partito Radicale e dalla Lega: l’abrogazione della legge Severino sui condannati in Parlamento, l’abolizione della raccolta firme per le candidature al Consiglio Superiore della Magistratura, quello per la separazione delle carriere dei magistrati, il voto degli avvocati sui magistrati e quello sui limiti all’applicazione delle misure cautelari. Quest’ultimo quesito, in particolare, abolirebbe il rischio di “reiterazione del reato della stessa specie per cui si procede” tra le ipotesi per l’applicazione della custodia in carcere. Qualora il referendum passasse, non sarebbe più possibile ricorrere al carcere in mancanza di una delle altre due esigenze cautelari previste, il pericolo di fuga e di inquinamento delle prove.
“In Italia ormai si va in carcere anche per il furto di un lecca lecca”: è tra ironia e provocazione, invece, che l’avvocato Luigi Poziello affronta il tema. “Mi dispiace dirlo, so che è una provocazione molto forte, ma è così. Martedì ero in carcere a Poggioreale per una convalida di arresto (arresto convalidato ed applicata la custodia cautelare in carcere) e c’era la fila di decine di indagati per essere sottoposti ad interrogatorio di garanzia davanti al gip. Si entra in carcere ormai per qualsiasi titolo di reato e per uscire, o meglio per vedere attenuata la custodia carceraria, si tarda moltissimo ed a volte nemmeno si riesce ad ottenere la misura domiciliare”. Per l’avvocato Poziello ora è necessario l’intervento della politica: “Spero che l’attenzione in merito al referendum possa superare gli interessi personalistici, in quanto tra i 4 quesiti c’è l’abrogazione della legge Severino ed una volta e per sempre arrivi un segnale forte da Roma per gli oltre 60mila detenuti in carcere, tra cui moltissimi in attesa di giudizio, che vivono condizioni anche disumane, di sovraffollamento, in questo periodo di emergenza sanitaria internazionale”.
La Consulta ha bocciato, invece, i referendum sulla depenalizzazione della cannabis e sulla responsabilità civile dei magistrati. “A mio avviso merita particolare attenzione il quesito referendario che riguarda la separazione delle carriere dei magistrati – il parere dell’avvocato Isidoro Spiezia, penalista – l’appartenenza allo stesso ordine dei magistrati che esercitano la funzione requirente e di quelli che esercitano la funzione giudicante si pone in contrasto con il principio del giudice terzo ed imparziale ed indebolisce il senso di fiducia dei cittadini nella giustizia perché non è sufficiente che il giudice sia imparziale ma deve anche apparire tale. Occorre vigilare, tuttavia, affinché dietro ad un tema tecnico non si nasconda un intento politico ovvero quello di assoggettare l’ufficio del pm all’esecutivo. Tale approdo sarebbe sicuramente da ricusare in quanto metterebbe in crisi il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale con evidenti ripercussioni sulla tenuta dell’articolo 3 della Costituzione”.
Il collega e socio di studio Michele Sanseverino, invece, saluta con favore ogni tentativo di limitare il ricorso alla custodia cautelare “che spesso si è trasformata in anticipazione della pena e che non di rado finisce per colpire soggetti poi assolti con sentenza definitiva. Lascia semmai perplessi l’eventuale abrogazione del pericolo di reiterazione del reato quale presupposto di emissione della misura cautelare – sostiene – sarebbe stato preferibile una modica delle soglie edittali per la sottoposizione alle misure cautelari ed in particolare a quella della custodia in carcere lasciando quest’ultima ai reati di maggiore allarme sociale con potenziamento degli arresti domiciliari mediante strumenti elettronici di controllo. Il pericolo recidivante sebbene a volte motivato con formule stereotipate rappresenta comunque un criterio con il quale il giudice ha la possibilità di adattare la norma al caso concreto”. “L’apertura della Consulta è da salutare con favore in quanto il capitolo giustizia necessita di una profonda riflessione”.
Lo sottolinea l’avvocato Giovanni Lauro, a capo dello studio Lauro, inserito tra i top 50 studi legali d’Italia dal Sole 24 Ore. Il riferimento è in particolare al tema delle misure cautelari e nello specifico a quello della carcerazione preventiva: “Troppo spesso è stata utilizzata in maniera troppo disinvolta con conseguenze devastanti e spesso irreparabili per chi, in alcuni casi (troppi) si è poi scoperto averla subita ingiustamente. Allo stesso modo ritengo giusto aprire la strada ad una riforma che preveda la separazione delle carriere dei magistrati in modo che non vi sia alcuna forma di sovrapposizione tra organi che svolgono funzioni inquirenti e requirenti e ciò ad assoluta e completa garanzia della ‘parità delle armi’ tra accusa e difesa in seno al processo penale. Sono d’accordo sulla bocciatura del referendum sulla responsabilità civile diretta dei magistrati in quanto sono fermamente convinto che si debba evitare ogni forma di coercizione del giudice salva, però, la corretta ed effettiva applicazione del regime sanzionatorio e rimediale attualmente vigente”.
Disco verde, infine, all’apertura del voto degli avvocati nei consigli giudiziari sulle ‘pagelle’ per i magistrati ed alla eliminazione delle 25 firme chieste per poter presentare una candidatura alle elezioni dei consiglieri togati del Csm: “Questioni che sono comunque già oggetto della riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario – spiega l’avvocato Lauro – a tal proposito credo, però, anche alla luce dei recenti scandali che hanno minato fortemente la credibilità della magistratura, che sia giunto il momento di adottare scelte drastiche e sistemiche che incidano sulla stessa composizione dell’organo di autogoverno della magistratura con una riforma di forte impatto che preveda l’elezione dei suoi membri attraverso il sorteggio, in favore del quale si è recentemente espressa anche buona parte dell’Anm al fine di eliminare le pressioni correntizie foriere di rapporti incestuosi e non più tollerabili con la politica”.
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