ROMA – In attesa di un riavvicinamento tra i leader dopo la rottura arrivata con l’elezione del presidente della Repubblica, Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia fanno asse in Parlamento in occasione dell’esame degli emendamenti al decreto Milleproroghe e, nello specifico, su quello riguardante il tetto sull’utilizzo del contante.
A raccontare quanto avvenuto in piena notte nella Commissione Congiunta Bilancio e Affari Costituzionali della Camera è il deputato di FdI, Paolo Trancassini: “Un mio emendamento, volto a prorogare l’introduzione dell’ulteriore limite all’uso del contante, ha conquistato – anche con il parere contrario dell’Esecutivo – 39 voti favorevoli contro 38 contrari. Il mio emendamento ha messo in crisi la maggioranza e unito il centrodestra”.
Il blitz provoca la retromarcia sul contante: il tetto che dallo scorso primo gennaio è sceso a mille euro torna ora per un anno a duemila euro. La modifica sposta infatti l’entrata in vigore della soglia più bassa dal primo gennaio 2022 al primo gennaio 2023. Un risultato subito rivendicato da Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani.
“È una vittoria della Lega e del centrodestra compatto”, afferma il segretario del Carroccio, seguito a ruota dalla presidente del partito di via della Scrofa: “Vittoria! Grazie ad un emendamento di Fdi il tetto all’utilizzo del contante viene riportato da subito a 2.000 euro. La maggioranza si è spaccata su un provvedimento importante per famiglie e imprese: siamo riusciti a portare a casa un primo, piccolo, ma significativo risultato per favorire l’economia reale”.
Soddisfatto anche il coordinatore nazionale di FI: “Sulla questione del contante ci siamo sempre battuti e non potevamo certamente cambiare la nostra posizione”. Questo risultato però, assicura Tajani, non implica “alcuna preoccupazione sulla stabilità del Governo”. A preoccupare viceversa è la tenuta del centrodestra che continua a rinviare a data da destinarsi il momento del confronto post-Quirinale.
“Con Meloni ci incontreremo”, assicura Salvini, ma più avanti perché “io fino a quando non vedo il decreto energia non dormo. In questo momento è quella l’emergenza nazionale e non i rapporti con i partiti”. Non la pensa esattamente allo stesso modo Meloni, che attende sempre il chiarimento e avvisa: “Le alleanze non si fanno sui titoli ma sui contenuti. Io non sono disponibile a far finta di niente, a continuare così”.
Di conseguenza, “spero che il centrodestra si possa ricostruire, altrimenti bisognerà ragionare”, magari su una centrodestra “rinnovato”, e “va chiesto agli altri se ci vogliono ancora stare e a quali condizioni”. “Chiedo chiarezza” è il messaggio della leader di Fdi agli alleati, “e quando ci riparliamo facciamolo su cose concrete”, che elenca con precisione: “Patto anti-inciucio, garanzie sulla legge elettorale, la certezza che il centrodestra abbia regole di ingaggio chiare, che tutti rispettino gli stessi patti, la certezza di avere una lealtà che noi abbiamo sempre mantenuto e dimostrato. Cose semplici, che servono per fare un’alleanza però”.(LaPresse)