ROMA – Tamponi e vaccini per i rifugiati ucraini che arrivano in Italia, a oggi 9.058 secondo i dati forniti dal Viminale. Il ministro della Salute, tramite una circolare, chiede alle Regioni di assicurare “le necessarie attività di sorveglianza, prevenzione e profilassi vaccinale” con particolare attenzione “alla precoce identificazione delle persone con esigenze particolari e specifiche vulnerabilità” come minori stranieri non accompagnati, donne in stato di gravidanza, e nuclei familiari monoparentali. In particolare il ministero raccomanda di offrire la vaccinazione, in accordo con il piano nazionale, “a tutti i soggetti a partire dai 5 anni di età che dichiarano di non essere vaccinati o non sono in possesso di documentazione attestante la vaccinazione, comprensiva della dose di richiamo (booster) per i soggetti a partire dai 12 anni di età”.
Le Regioni si dicono “pronte” a fare la loro parte ma allo stesso tempo chiedono “un approfondimento ulteriore, tecnico e politico, sulla parte della gestione della prevenzione e dell’assistenza sanitaria, a partire dalle vaccinazioni e dai tamponi”. Il punto centrale però, spiega il presidente della Conferenza Massimiliano Fedriga, è quello di “dare vita a un sistema organizzativo alle nostre frontiere anche con il coinvolgimento del ministero della difesa e l’ausilio delle forze armate”.
Un coordinamento che è necessario pure secondo l’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato. “Non voglio essere allarmista ma è giunto il momento di organizzarsi”, spiega. L’idea portata avanti è quella di un coordinamento non solo a livello nazionale ma europeo arrivando fino ai confini dell’Ucraina. “Ci sono 8 punti dove i profughi si raccolgono, tra Polonia, Romania, e gli altri paesi limitrofi – spiega – team di medici del Lazio sono pronti a partire. Lì potremmo allestire degli ospedali da campo, oppure appoggiarci a quelli già esistenti, e vaccinare e tamponare tutti gli ucraini che vogliono venire in Italia”. Dalla Campania il governatore Vincenzo De Luca assicura la “massima disponibilità” ad accogliere i profughi. Bisogna però “garantire che sul piano sanitario non ci siano diffusioni di contagio”, sottolinea. Per questo i profughi che arrivano “dovranno fare quarantena e tamponi” per evitare il rischio “che si accendano focolai di contagio o arrivino varianti che non conosciamo”.
E un appello ai propri connazionali che arrivano in Italia ad aderire alla campagna vaccinale arriva anche dall’Associazione cristiana degli ucraini presenti nel nostro Paese. “E’ per assicurare la sicurezza loro e del popolo italiano che li ospita”, dice a LaPresse il presidente Oles Horodetskyy. “In Ucraina come in Italia – spiega – c’è una parte di popolazione che non ha voluto vaccinarsi ma molti hanno avuto il covid”. Secondo Horodetskyy la colpa è “della chiesa ortodossa russa che ha fatto di tutto per ostacolare la vacccinazione” mentre la chiesa greco-cattolica “ha offerto la sua basilica per effettuare i vaccini” e pure la chiesa ortodossa ucraina si è espressa a favore.
Di Andrea Capello