Ucraina: tregua non tiene, niente evacuazioni. Bennet media tra Putin e Zelensky

Foto Debbie Hill / Pool via AP in foto il primo ministro Naftali Bennett

MILANO – Il presidente russo Vladimir Putin rincara la retorica incendiaria verso Kiev: la sua leadership sta mettendo a rischio il futuro dell’Ucraina come Stato. Frasi che arrivano mentre il cessate il fuoco temporaneo concordato da Kiev e Mosca per consentire ai civili fuggire grazie a corridoi umanitari da Mariupol e Volnovakha non c’è stato. Le due città sono ormai da giorni assediate dalle forze russe, dopo l’invasione del 24 febbraio.

Putin ha accusato Kiev di aver sabotato la tregua, mentre le autorità ucraine hanno denunciato che attacchi di artiglieria e raid aerei russi sono continuati, impedendo la fuga ai civili. Nel frattempo, il numero di persone fuggite all’estero in 10 giorni è salito ormai a 1,4 milioni, e crescerà ancora. Dalla delegazione ai negoziati di Kiev è arrivato poi l’annuncio che un terzo giro di colloqui si terrà lunedì, dopo i primi due inconcludenti incontri.

A Mosca, frattanto, è andato a sorpresa il premier israeliano Naftali Bennett, offertosi di mediare. Dopo aver incontrato Putin, Bennett ha chiamato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, per poi volare a Berlino dal cancelliere Olaf Scholz. Secondo i media d’Israele ha parlato anche con il francese Emmanuel Macron, in una staffetta diplomatica concordata con Francia, Germania e Usa, informandone Kiev.

Putin è anche tornato sull’ipotesi di no-fly zone, avvertendo che Mosca la considererebbe una dichiarazione di guerra. Sul divieto di sorvolo continua a insistere Kiev, dopo che la Nato l’ha escluso: l’Alleanza ha dato “il via libera a ulteriori bombardamenti”, ha detto Zelensky, “chi morirà d’ora in poi sarà anche per responsabilità vostra”.

Per la Nato, infatti, la no-fly zone potrebbe portare a una guerra su vasta scala con la potenza nucleare russa. “L’unico modo di applicare una no-fly zone è inviare jet militari Nato nello spazio aereo ucraino” e “abbattere gli aerei russi”, ha detto il segretario generale Jens Stoltenberg, ipotizzando quello scenario. Zelensky ha ribadito la richiesta anche al Senato Usa, in una videocall in cui ha chiesto anche più aiuti militari, tra cui aerei. Idem il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba, che ha incontrato al confine con la Polonia il segretario di Stato Antony Blinken.

Al valico di Korczowa, intanto, continuavano ad arrivare persone in fuga: a gruppi di circa 20, in maggioranza donne, minori e uomini anziani, con qualche bagaglio e talvolta animali domestici. A poca distanza circa 3mila persone sono ospitate in quello che era un centro commerciale. Gli uomini adulti, invece, sono tenuti a restare in Ucraina. Mariupol, vicina al confine russo, è una delle due città in cui avrebbe dovuto essere rispettato il cessate il fuoco.

Da giorni dilagano online e in tv i video degli attacchi russi e delle condizioni di vita, tra raid, palazzi distrutti, mancanza d’acqua ed energia, di cibo e medicinali. Il sindaco Vadym Boychenko ha detto che migliaia di persone si sono radunate per fuggire attraverso i corridoi, ma i bombardamenti sono ricominciati: “Non possiamo rischiare, abbiamo fermato l’evacuazione”, ha raccontato.

Il bilancio dell’Onu parla di almeno 351 civili uccisi e oltre 700 feriti, con la precisazione che il bilancio reale è certamente maggiore. Zelensky ha invece parlato di 10mila soldati russi uccisi, dato non verificabile in modo indipendente: “Ciò è orribile”, ha detto, sono “giovani di 18, 20 anni, soldati cui non è neppure stato spiegato per cosa avrebbero combattuto”.

La Difesa di Mosca non fornisce aggiornamenti regolari sui morti, mentre mercoledì aveva parlato di 498 soldati uccisi. L’esercito russo è più potente di quello di Kiev, eppure le forze armate e di volontari ucraine resistono con tenacia all’invasione. Anche in alcune città già prese dai russi.

A Kherson centinaia di persone hanno manifestato contro i russi, con bandiere e urlando “Andatevene”. Kiev, poi, ha dichiarato di aver ripreso il controllo di Mykolaiv. Fuori dalla capitale resta pressoché ferma la colonna di mezzi militari che da giorni la minaccia. La stazione centrale della città resta affollata di persone che tentano disperatamente di fuggire. “Vogliamo tutti solo vivere”, ha detto una donna, Ksenia.(LaPresse/AP)

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