ROMA – Se ne va un altro pezzo della Lazio gloriosa degli anni Settanta, quella che sotto la guida del tecnico Tommaso Maestrelli e trascinata dal bomber Giorgio Chinaglia conquistò nel 1974 il primo scudetto della storia del club biancoceleste. Pino Wilson, deceduto all’età di 76 anni per la conseguenza di un ictus, è stato un simbolo del mondo Lazio, icona della tifoseria e mentore per il suo ruolo di capitano e la sua militanza lunga 324 partite.
Nato a Darlington in Inghilterra, figlio di un soldato inglese di stanza in Italia durante la seconda guerra mondiale, Giuseppe ‘Pino’ Wilson si trasferì a Napoli, città di origine della madre, con la sua famiglia sin dall’infanzia. Iniziò la sua attività nel mondo del calcio prima nella squadra aziendale della Cirio, che militava in Serie D, poi passò quindi all’Internapoli quando la società rilevò il titolo sportivo dalla Cral Cirio. Nell’Internapoli giocava Giorgio Chinaglia e proprio con quello che poi venne soprannominato ‘Long John’, nel 1969 passò alla Lazio che portò fino al tetto d’Italia. Da numerosi tecnici è stato ritenuto uno dei più forti difensori italiani degli anni Settanta. La foto con cui la Lazio sui propri canali social ha voluto ricordare Wilson, abbracciato al tecnico Maestrelli e a Chinaglia nel giorno dello scudetto il 12 maggio del 1974 all’Olimpico dopo la vittoria contro il Foggia, di fatto fotografa la conclusione definitiva di un’epoca e di una storia, costruita da tre personalità molto diverse tra loro ma amate allo stesso modo da una tifoseria che ha sempre rimpianto quegli anni. “Insieme, siamo diventati Campioni. Ciao Pino, nostro Capitano, la storia che ci lega è eterna”, è quanto scrive sul proprio profilo twitter il club biancoceleste.
Wilson giocò nella squadra romana dal 1969 al 1980 (con una breve pausa nel 1978 con la squadra statunitense del Cosmos con cui vince il campionato Nasl) detenendo per anni il record di presenze in campionato in maglia laziale. Vestì per tre volte la maglia della Nazionale italiana esordendo contro la Germania Ovest in amichevole prima dei Mondiali del 1974. Coinvolto nella vicenda del Totonero insieme ai compagni di squadra Cacciatori, Giordano e Manfredonia, venne squalificato dalla giustizia sportiva per tre anni, decidendo pertanto di ritirarsi. Riabilitato nel 1982 non cambiò idea lasciando il calcio italiano. Prima del ritiro Wilson giocò nel 1983 un ultimo campionato da professionista con i canadesi dell’Inter Montreal guidati da Eddie Firmani. “La vita ci porta via delle leggende e delle storie ma poi quando scompaiono diventano ancora più grandi e riconoscibili. Seppur dolorosa la sua scomparsa, ci lascia dei ricordi indelebili, delle gesta incredibili di una umanità per pochi”, è il pensiero dell’ex portiere della Lazio, Fernando Orsi, che sottolinea la forza di quel gruppo diviso ma unito quando si scendeva in campo. “In quegli anni nella Lazio c’erano due schieramenti, quello di Wilson e quello di Chinaglia. Ciò che avevano era la grande personalità nell’essere divisi nello spogliatoio e durante le partite infrasettimanali ma una unità dentro il campo che è stata riconosciuta a poche squadre”, ha aggiunto. Sarà tumulato al cimitero di Prima Porta a Roma, accanto a Maestrelli e Chinaglia. “Roma Capitale gli renderà il tributo che merita”, ha scritto l’assessore allo Sport, Turismo, Grandi Eventi e Moda di Roma Capitale Alessandro Onorato.
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