NAPOLI – La legge sui rider appena votata dal consiglio regionale è stata stilata senza coinvolgere i rappresentanti di categoria e on tiene conto delle novità intervenute nel corso dell’iter, a cominciare dal contratto nazionale attualmente riconosciuto solo da Just Eat. Lo dichiara la responsabile regionale della componente della segreteria regionale Cgil Rosalba Cenerelli. “La nuova norma – nota la sindacalista – non tiene conto del contratto nazionale firmato dalle segreterie nazionali dei trasporti. Alla Regione abbiamo chiesto un incontro in merito, così come al Comune di Napoli visto che qualche anno fa è stata firmata la carta dei diritti dei rider e l’anno scorso è stata istituita la casa dei rider”.
La procedura è iniziata circa un anno fa e la Regione inizialmente aveva coinvolto i sindacati nella discussione: per la Cgil aveva partecipato a questa fase il compianto Antonio Prisco. In seguito, però, non ci sono stati più incontri. Intanto, “il 29 maggio dell’anno scorso Cgil, Cisl e Uil hanno firmato il contratto con Just eat: al momento questa azienda è l’unica firmataria, ma in altre città molti lavoratori stanno intentando cause e le stanno vincendo perché quello dei rider va riconosciuto come lavoro subordinato. Nel testo di legge, invece, questo riconoscimento non c’è e si dichiara che non esiste un contratto nazionale, affermazione superata dai fatti: ora i rider rientrano nel contratto del trasporto merci”.
Ad ogni modo, riconosce la Cenerelli, “è bene che finalmente ci sia una legge che regola il settore: adesso stiamo cercando di avere un incontro con gli assessori regionali al Lavoro Antonio Marchiello e alle Politiche sociali Armida Filippelli. La Regione si confronta poco: ci avrebbe fatto piacere un coinvolgimento maggiore, come è avvenuto nella precedente legislatura. Direi che si poteva fare di più”. La legge che prevede un albo per i rider e sanzioni per le aziende è stata approvata dal consiglio regionale a maggioranza, con 34 voti favorevoli e 5 astenuti, su proposta di Bruna Fiola del Pd, presidente della commissione Politiche sociali.
Vengono introdotte norme su compenso orario, assicurazioni obbligatorie contro gli infortuni, congedo di maternità o paternità. In caso di violazioni, le dite rischiano una multa da 500 a 2000 euro. La legge su “Disposizioni in materia di lavoro mediante piattaforme digitali” assegna all’Osservatorio regionale del mercato del lavoro il compito di elaborare la Carta dei diritti dei lavoratori digitali. Il modello di questo documento dovrebbero essere iniziative come “la Carta dei Diritti Fondamentali dei lavoratori digitali nel contesto urbano” a Bologna e “La carta dei valori del Food delivery” a Milano. Viene istituito un registro dei rider per fare ordine in un settore a volte in man a lavoratori improvvisati. Lo stanziamento iniziale per il 2022 ammonta a 330mila euro.
La violazione degli obblighi previsti dalla legge regionale “comporta una sanzione amministrativa a carico della piattaforma digitale da 500 a 2.000 euro”.
Più precisamente, “nel portale informatico Silf-Campania è istituita una sezione denominata “Portale del lavoro digitale della Regione””. Questo è diviso in due parti: l’anagrafe regionale dei lavoratori digitali e il registro regionale delle piattaforme digitali.