Piano per eradicare la brucellosi, Confagricoltura pensa al ricorso

Il presidente Puoti spera che qualcuno tra chi lo ha deliberato faccia un passo indietro e punzecchia De Luca: “Da lui noi mai considerati. Il documento tratta norme sanitarie e la competenza in quest’ambito è sua”

NAPOLI – Le riunioni, le visite nelle aziende agricole, i confronti: tutto inutile. Avevano l’obiettivo di fare arrivare la voce degli allevatori ai politici regionali incaricati di un compito importantissimo: risollevare (almeno provarci) il comparto bufalino, martoriato da anni e anni di lotta a brucellosi e tubercolosi. Non ci sono riusciti. Ciò che chiedevano, ha fatto sapere Raffaele Puoti, presidente di Confagricoltura Caserta, nel programma di eradicazione delle malattie infettive delle specie bovina e bufalina in Campania non c’è. E se chi decide non ha preso in considerazione le istanze di chi opera sul campo, adesso, a piano approvato, resta davvero poco da fare. “La speranza – ha aggiunto  Puoti – è che qualcuno tra chi ha deliberato l’atto faccia un passo indietro”. Ipotesi difficile. Quella più abbordabile (meno ecumenica) è intraprendere la strada del ricorso: impugnarlo al Tar e tentare di farlo annullare. “E’ una delle idee – ha chiarito Puoti -. Nella riunione tenuta martedì scorso, abbiamo ravvisato la possibilità di lavorarci. Gli allevatori ritengono che non è accettabile il piano e vogliono utilizzare tutti i mezzi per bloccarlo”. Al di là della via giudiziaria, Confagicoltura auspica pure un nuovo confronto sincero con la Regione. Gli ultimi contatti avuti con Nicola Caputo, assessore regionale all’Agricoltura, risalgono a gennaio: “La stesura del documento così come approvato dalla giunta a noi non è stata mai rappresentata”,  ha evidenziato Puoti. Quando si è trattato di prendere decisioni su aspetti importanti, la sventolata partecipazione alla redazione dell’atto, a quanto pare, è venuta meno. Confagricoltura si augura che adesso sul caso intervenga direttamente il governatore Vincenzo De Luca: “Finora è stato sempre troppo impegnato per ascoltarci. Il programma di eradicazione è sì un atto che ha a che fare con l’agricoltura, ma riguarda anche norme sanitarie. E la sanità è un tema che segue De Luca. E’ ora che si faccia sentire”.

Il documento varato dalla Regione, per Confagricoltura anziché aiutarla, rende complicata l’attività degli allevamenti: “Sembra che tutto spinga per arrivare a quella che appare la soluzione finale: gli abbattimenti. E ripopolare le stalle con le nuove regole è quasi impossibile. Va benissimo avviare una nuova fase che punti a tutelare con più forza la salute dell’uomo e dell’animale, che si preoccupi di salvaguardare l’ambiente, ma i passaggi – ha proseguito Puoti – devono essere fatti con gradualità e soprattutto devono tener conto del contesto”.
Il rischio è che gli imprenditori decidano di lasciare il settore bufalino: “Non si tratta di piantare quattro pomodori. Avviare un’azienda agricola significa investire tanto denaro. Mantenerla significa muovere tanti quattrini. E chi lo fa non può essere lasciato in balia di provvedimenti che nel giro di poco ti portano via tutto. Ci sono allevatori che hanno investito tanto nella biosicurezza, ma si sono trovati nelle stalle ugualmente animali positivi a brucellosi o tubercolosi”.

La delusione per Confagricoltura sta soprattutto nel non essere stata ascoltata su vaccinazioni e autocontrollo. “Sapevamo che non avrebbero potuto accontentarci su tutto, ma immaginavamo un avvicinamento alle nostre richieste. Ed invece non c’è stato”. Il vaccino continua ad essere un privilegio per pochi (per i rarissimi stabilimenti indenni) ed effettuare in autonomia test sui capi, anche senza che abbiano una valenza per l’Asl, è ancora un tabù.

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