Ucraina, Kiev apre a neutralità. Zelensky: “Grazie Italia per impegno sicurezza”

Nella foto Volodymyr Zelensky Press Office via AP

MILANO – L’Ucraina è pronta a considerare lo status di neutralità e valuta un compromesso sulle aree orientali, ma soltanto un faccia a faccia tra il capo di stato Volodymyr Zelensky e l’omologo russo Vladimir Putin potrà metter fine alla guerra. A dirlo è lo stesso Zelensky, a poche ore dai nuovi negoziati previsti martedì e mercoledì tra le delegazioni dei due Paesi a Istanbul. Nel presentare le possibili concessioni, Zelensky ha sottolineato che la priorità è garantire la sovranità e “l’integrità territoriale” dell’Ucraina, impedendo alla Russia di suddividere il Paese. Scenario che sia Kiev, sia l’Occidente, ritengono possa essere l’obiettivo attuale di Mosca.

“Garanzie di sicurezza e neutralità, status non nucleare del nostro stato, a questo siamo pronti”, ha detto Zelensky ad alcuni media russi indipendenti. “Dobbiamo arrivare a un accordo con il presidente russo e, per raggiungerlo”, “deve venire a incontrarmi”, ha detto nell’intervista che Mosca ha vietato ai ‘suoi’ media di pubblicare. Il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, ha detto che i due potrebbero incontrarsi, ma soltanto dopo che i punti chiave di un potenziale accordo siano stati negoziati.

Zelensky ha aperto a un eventuale compromesso sul Donbass, aggiungendo che un accordo di pace dovrebbe essere sottoposto a un referendum ma che, prima, le truppe russe dovrebbero ritirarsi dal Paese. Per l’ucraino, il possibile compromesso potrebbe prevedere il ritiro dell’esercito russo nelle aree dove si trovavano prima dell’invasione del 24 febbraio. “Comprendo che sia impossibile costringere la Russia a lasciare del tutto il Paese. Potrebbe portare alla Terza guerra mondiale”, ha detto.

Intanto, il sindaco di Irpin, sobborgo di Kiev segnato da pesanti combattimenti, ha annunciato la “liberazione” dell’area dalle truppe russe. Secondo lo stato maggiore delle forze armate ucraine, Kiev continua a impedire alle truppe nemiche di assumere il controllo delle principali autostrade e di insediamenti nella capitale, i russi sono stati costretti a diminuire l’intensità dell’avanzata e a ripiegare in Bielorussia con alcune unità.

A Mariupol, per contro, le autorità parlano dell’80% degli edifici distrutti, con 260mila abitanti ancora intrappolati nella città assediata, 20mila persone che sarebbero state portate a forza in Russia e oltre 5mila morti. Gli sfollati sono 10 milioni, di cui 4 usciti dal Paese. Il Pentagono ha annunciato il dispiegamento di sei aerei della Marina specializzati in guerra elettronica per rafforzare il fianco est della Nato: saranno di stanza in Germania, mentre il Paese, ha detto il cancelliere tedesco Olaf Scholz, valuta se dotarsi di un sistema di difesa anti-missile.

È invece giallo su un presunto avvelenamento dell’oligarca russo Roman Abramovich e di alcuni negoziatori di pace ucraini dopo un incontro a Kiev questo mese, riferito dal Wall Street Journal. Un portavoce di Ambramovich ha confermato i suoi sintomi sospetti, mentre il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podoliak ha parlato di “speculazione”, aggiungendo che tutti i negoziatori ucraini “stanno lavorando come al solito”.

Quanto all’Italia, il premier Mario Draghi ha avuto una nuova conversazione telefonica con Zelensky, in cui ha ribadito il “fermo sostegno del governo italiano alle autorità e al popolo ucraini e la piena disponibilità dell’Italia a contribuire all’azione internazionale per porre fine alla guerra e promuovere una soluzione durevole della crisi”. Zelensky ha commentato su Twitter di aver ringraziato “per l’importante difesa e il supporto umanitario”, “apprezziamo la volontà dell’Italia di partecipare alla creazione di un sistema di garanzie di sicurezza per l’Ucraina”.

Stesso apprezzamento dall’ambasciatore ucraino a Roma Yaroslav Melnyk, che si è detto “contento” che l’Italia sia nella lista di Paesi considerati possibili garanti della sicurezza dell’Ucraina insieme ai membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, più Turchia, Germania, Canada, Israele.(LaPresse/AP)

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