Autismo: 2 aprile giorno della consapevolezza, tra potenzialità e criticità. Costa: “Sensibile al tema”

Una giornata sulla consapevolezza. Perché di autismo si parla spesso, ma ancora non se ne conoscono precisamente le cause e, soprattutto, sono tante le false credenze che gravitano su questo disturbo che colpisce circa una persona su cento.

Foto Mauro Scrobogna /LaPresse 14–07-2021 Roma, Italia Politica Fratelli d’Italia FDI - convegno PNRR e servizio sanitario nazionale Nella foto: Il Sottosegretario della Salute Andrea Costa Photo Mauro Scrobogna /LaPresse July 14, 2021  Rome, Italy Politics Palazzo Chigi Fratelli d’Italia FDI - PNRR conference and national health service In the photo: Undersecretary of Health Andrea Costa

ROMA – Una giornata sulla consapevolezza. Perché di autismo si parla spesso, ma ancora non se ne conoscono precisamente le cause e, soprattutto, sono tante le false credenze che gravitano su questo disturbo che colpisce circa una persona su cento. In Italia si stima che riguardi un bambino su 77, tra i 7 e i 9 anni. Per questo il 2 aprile, in tutto il mondo, si parla, ci si confronta. Si prova a capire. E si cercano nuove strategie di approccio.

“Il governo e il ministero della Salute considerano la tutela dei pazienti affetti dai disturbi dello spettro autistico e il sostegno alle famiglie una priorità”, conferma a LaPresse il sottosegretario Andrea Costa che sottolinea i provvedimenti presi finora per risolvere “molte delle criticità emerse”. Costa, tuttavia, è consapevole del fatto che “sicuramente il percorso è ancora lungo ma – assicura – il Governo è particolarmente attento alle istanze delle persone tra le più fragili della nostra società” e ribadisce il suo impegno “nel tenere alta l’attenzione su questo tema a cui sono particolarmente sensibile”.

Una sensibilità dimostrata anche da Papa Francesco che domani riceverà in udienza i ragazzi di ‘PizzAut’, la pizzeria gestita da giovani autistici che, per l’occasione, prepareranno la pizza ‘Il Cantico delle Creature’. Un momento importante, anche per dimostrare le loro abilità. “Credo sia arrivato il momento di concentrarsi sulle potenzialità delle singole persone affette da autismo e non soffermarci sempre sui loro limiti. Parliamo di quello che sanno fare”, rimarca il professor Luigi Mazzone, primario di Neuropsichiatria infantile al Policlinico Tor Vergata di Roma.

“Le persone affette da autismo sono tutte diverse, perché lo spettro autistico è ampio e diversificato. Quello che vale per uno può non valere per l’altro”, spiega Mazzone che è anche mental coach della Nazionale Italiana di Scherma. “Ognuno ha esperienze, criticità e bisogni diversi”, sottolinea. “Quel che è certo è che ognuno di loro, a modo suo, può essere una risorsa per la società: basta capire in che modo può essere incluso concretamente”.

L’inclusione, però, sembra essere un tasto dolente. “L’Italia, su questo, non è ancora un Paese civile”, sottolinea il giornalista e scrittore Gianluca Nicoletti, padre di Tommy, ragazzo autistico con il quale ha viaggiato per tutta l’Italia, alla ricerca di persone con una vita ‘fuori dal comune’. Nel nostro Paese “non c’è un progetto di inclusione di vita”, denuncia Nicoletti che ha dato vita alla fondazione ‘Cervelli ribelli’, onlus che si impegna a creare e sostenere progetti capaci di fornire servizi utili alle famiglie dei soggetti con autismo.

Ma “un giorno all’anno per parlare di autismo non basta”, denuncia Nicoletti che sottolinea come l’attenzione su questa condizione ormai sia “sempre più bassa”. Negli anni passati “c’era un po’ di dibattito ma adesso no, anche per via del Covid che ha risucchiato tutto”, conferma il giornalista. Che incalza: “Purtroppo una persona affetta da autismo acquista valore sociale solo quando diventa una retta. Quando, messa in istituto, vale appunto quanto la retta dello Stato che paga chi deve tenerla in vita”.

Tuttavia sull’autismo “c’è ancora tanta ignoranza”, ribadisce Nicoletti: “E’ un ‘problema’ che si vive nella solitudine e nella vergogna. E’ ancora molto forte lo stigma sociale sul disagio mentale”. Spesso mancano punti di riferimento sul territorio. “Vedo famiglie senza strumenti, senza diagnosi e a contatto con realtà al limite della truffa”, prosegue. “Tutto viene lasciato all’iniziativa privata del genitore. Io ho dato fondo ai miei risparmi per fare da solo quello che non sono riuscito a fare col sostegno pubblico”.

di Giusi Brega

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