CASERTA – Da un lato la mattanza delle bufale, dall’altro gli allevatori che rischiano di finire sul lastrico. E tra i due fuochi, con il complicato compito di domarli, un piano regionale per l’eradicazione delle malattie infettive che piace a pochissimi e che agli occhi di tanti addetti ai lavori appare più teso ad alimentarli che a spegnerli. Come? Spingendo gli animali verso i macelli e i piccoli imprenditori a chiudere definitivamente le stalle. A contornare il tutto un clima di paura surreale. A microfoni spenti, le voci degli imprenditori agricoli che abbiamo incontrato in queste settimane ci hanno raccontato di tutto: ingiustizie, pressioni, proposte di accordi. Ma se c’è da metterci la faccia tanti evitano di aprire bocca. Preferiscono tacere. A parlare invece, sono pochi capibastone e qualche associazioni di categoria (che spesso sposa la fede del cerchiobottismo).
Il singolo allevatore che tocca con mano ogni giorno la tragedia degli abbattimenti, che è stato travolto dal disastro del settore bufalino, ha timore. E così percorre strada del silenzio. “Se parlo i controlli nei mie confronti saranno ancora più spietati. Sarebbe davvero la fine. Già così, tra difficoltà nel ripopolare le stalle, ottenere gli indennizzi e il confronto con l’Asl è davvero complicato. Chi comanda se vede che mi espongo troppo potrebbe rendermi realmente la vita impossibile”: parole di un allevatore del Basso Volturno terrorizzato. “Se cambia qualcosa – ha continuato – bene. In caso contrario fra poco è evidente che le piccole strutture saranno costrette a chiudere i battenti. Ne beneficeranno i colossi, quelli che fanno la mozzarella ormai in modo industriale. Del resto già in diverse occasioni – ha concluso – chi stabilisce le regole che governano questo settore ci ha lanciato un messaggio chiaro: lasciate questo territorio”.
A dimostrazione della tensione che sta caratterizzando il comparto bufalino c’è la protesta ripresa dalle telecamere di Report organizzata da alcuni allevatori.
Sarà inserita nel servizio a cui sta lavorando il giornalista Bernardo Iovene che la trasmissione condotta da Sigfrido Ranucci manderà in onda su Rai3 nelle prossime settimane. Hanno agito con tute e maschere per non essere riconoscibili. Hanno affidato la forza del messaggio alle scritte di uno striscione che lasciano poco spazio ad interpretazioni: “State massacrando le bufale. De Luca, vergogna! Allevatori su la testa”. E una volta ripiegato, hanno versato in strada cinque bidoni di latte. “Era il frutto di nostri sacrifici. Ci sentiamo presi in giro. Siamo stati truffati da una banda di speculatori. Non ci arrendiamo”.
Qualche passo indietro si sta registrando anche da parte delle associazioni di categoria. Confragricoltura nel corso di una delle ultime riunioni avute con gli allevatori casertani aveva raccolto la loro richiesta di fare di tutto per bloccare il piano di eradicazione seguito da Caputo, assessore regionale all’Agricoltura. E in quel ‘tutto’ c’era anche la strada del ricorso: impugnare il documento dinanzi al Tar sarebbe stato un gesto importante. A quanto pare non sarà fatto. Si rivolgeranno al Tribunale amministrativo, invece, gruppi di imprenditori agricoli autonomi.
A rendere teso il clima ci sono pure le ombre della criminalità organizzata sul business della macellazione, oggetto di una denuncia presentata dall’avvocato Carlo Taormina alla Procura distrettuale antimafia di Napoli.
Insomma, i motivi che spingono gli allevatori a stare zitti sono tanti. Ma alcuni, con coraggio, continuano a metterci comunque la faccia (o la maschera) cercando di andare avanti in questa battaglia contro gli abbattimenti. La certezza è che non molleranno. Sul risultato, viste le congiunture nefaste, non c’è da scommettere.
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