ROMA – Lo spirito di fratellanza e unione dei Giochi come antitesi alla guerra. La consegna del tricolore da parte della squadra azzurra tornata dall’Olimpiade di Pechino 2022, diventa per il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, l’occasione per porre l’attenzione sui valori e i messaggi di pace che ogni Olimpiade è chiamata a lanciare. E, con ancora più forza, non ha mancato di ripeterlo, in queste settimane segnate dalla tragedia che si sta consumando in Ucraina, accogliendo al Quirinale gli azzurri riuniti per consegnare dalle mani delle portabandiera Michela Moioli e Giacomo Bertagnolli, quella stessa bandiera che da Mattarella non sarebbe dovuta tornare.
Lo scorso dicembre, alla cerimonia di consegna del tricolore, il capo dello Stato si era congedato dagli azzurri con saluti affettuosi di commiato che avevano creato anche dispiacere nella delegazione italiana. Lui invece ha spiazzato tutti accettando di restare per il secondo mandato. “Ci rivediamo imprescindibilmente qui al Quirinale” ha esordito il presidente della Repubblica che nell’esaltare il ruolo e il comportamento degli azzurri ha sottolineato quanto le Olimpiadi e le Paralimpiadi abbiano mantenuto il loro straordinario messaggio. “Superare i limiti, competere con lealtà, sviluppare e manifestare rispetto e amicizia tra i partecipanti. L’aggressione della Russia all’Ucraina e la guerra sono esattamente il contrario del significato di pace, amicizia, democrazia e collaborazione”, ha osservato Mattarella che ha ringraziato gli atleti “che hanno preservato lo spirito malgrado l’atmosfera appesantita e offuscata dalla guerra e le orribili immagini che siamo costretti a vedere”.
Quello del capo dello Stato si è rivelato un autentico appello per un ritorno alla pace: “Si recuperi ragionevolezza. L’Italia continuerà a portare avanti iniziative politiche ed economico-finanziarie, aiutando chi resiste per la propria indipendenza e facendo esortazioni costanti per favorire la pace. Invocare la pace è richiamare ai valori olimpici e paralimpici”. E nell’allargare lo sguardo punta dritto ai prossimi Giochi, quelli in casa di Milano-Cortina: “Hanno un grande significato, sono un traguardo da vivere al massimo livello possibile. Sono convinto che nessuno si tirerà indietro e che di quell’evento saremo non solo ospitanti ma anche protagonisti”.
Se lo augura anche il presidente del Coni, Giovanni Malagò, ricordando come l’edizione appena conclusa sia stata la seconda invernale più medagliata di sempre: “Diciassette medaglie, qualcosa vorrà dire. Siamo diventati un paese multidisciplinare, abbiamo vinto dove non eravamo mai andati sul podio. Tra Tokyo e Pechino siamo terzi per medaglie in discipline diverse, dietro solo a Stati Uniti e Russia. Cerchiamo di non lasciare mai dietro nessuno, anche in discipline meno frequentate come il curling che ci ha regalato un oro splendido. Adesso c’è Milano-Cortina, siamo chiamati tutti a far bene”.
Ma le prime parole di Malagò sono rivolte direttamente proprio a Mattarella, alla sua vicinanza con lo sport e a questo incontro al Quirinale che non sembrava potesse essere replicato. “Il 23 dicembre abbiamo vissuto la consegna della bandiera come una festa, ma anche con un affettuoso imbarazzo e qualche lacrima: ora posso dirle a nome di tutto il movimento che siamo molto felici di poter dire ben ritrovato presidente. Gli atleti sono abituati ad avere il tifo, in questo caso hanno fatto il tifo per lei in modo molto sentito, per tutto quello che ha fatto per loro e per noi in questi anni”.
Emozionati i due portabandiera al momento di restituire i tricolori. Moioli promette che ai Giochi 2026 “l’obiettivo è regalare ancora tante emozioni a tutti gli italiani”. Le fa eco Bertagnolli: “Milano-Cortina sarà un punto di svolta per il mondo paralimpico in cui mostreremo all’Italia cosa gli atleti riescano a fare, nello sport e nella vita”. E che siano Giochi a difesa della pace.
Di Luca Masotto