ROMA – Confindustria: “Crollo del Pil 2022 all’1,9%”. E’ il monito lanciato dal Centro studi di Confindustria, secondo cui la guerra tra Russia e Ucraina ha letteralmente spazzato le più rosee previsioni dello scorso mese di ottobre con un in Pil +4%. Una situazione che porterebbe il nostro Paese ad una inevitabile ‘recessione tecnica” estremamente allarmante.
La previsione
Con la speranza che dal prossimo mese di luglio la crisi tra Russia e Ucraina abbia trovato la sua soluzione definitiva, le previsioni inducono ad una “crescita del Pil 2022 tagliata a +1,9% con un’ampia revisione al ribasso (-2,2 punti”. Inoltre “considerando il +2,3% di crescita acquisita per l’ottimo rimbalzo dell’anno scorso l’Italia entrerebbe così in una recessione tecnica seppur di dimensioni limitate” con il ritorno a livelli pre-Covid che “slitta dal secondo trimestre di quest’anno al primo del prossimo”.
Il monito di Bonomi
Secondo il leader degli industriali, Carlo Bonomi “anche nello scenario meno complicato i numeri che sono usciti dal rapporto di previsione del CsC spaventano, spaventano in maniera molto forte. Danno concretezza ad un allarme crescente, e purtroppo inascoltato, che Confindustria ha iniziato a lanciare già prima della guerra, quando già si vedeva un rallentamento. La risposta rapida e strutturale che aspettiamo l’abbiamo illustrata da settimane al Governo. È un tetto al prezzo del gas: le misure fin qui adottate dal Governo non sono sufficienti”. Poi Bonomi ha spiegato che “in Italia dove il costo industriale di benzina e gasolio non è il più alto ma c’è la più elevata quota di accise e Iva aggiunta al distributore, decidere un taglio limitato a 30 giorni fa solo pensare che il Mef non intenda rinunciare a nulla di un prelievo così inaccetabilmente elevato”.
I dati che preoccupano
Bonomi ha spiegato che “nello scenario di previsione sull’economia italiana pubblicato dal Centro Studi di Confindustria nella prima metà del 2022, quando si dispiegheranno pienamente gli effetti negativi della guerra, l’economia italiana» entrerebbe in una “recessione tecnica con un calo di -0,2% e di -0,5% nei primi due trimestri». La previsione per il 2023 è per una crescita del Pil del +1,6% dopo una previsione di crescita del 2022 vista in calo al +1,9%”. Per cui “questi scenari e questi numeri dovrebbero costituire un serissimo allarme generale per le istituzioni e la politica del nostro Paese. Il tentativo in tutto il 2021, di fronte al nostro crescente richiamo agli enormi rischi della ascesa ripida dei prezzi energetici e delle commodities minerarie e agricole è stato quello di ripetere che gli aumenti di costo e le difficoltà di approvvigionamenti alla produzione erano fenomeni effimeri e temporali. Per molti versi – ha continuato – vediamo intorno a noi oggi un’analoga tendenza: credere che magari tra qualche settimana il conflitto in Ucraina finisca e tutto torni come nel 2019 pre-Covid. Non è stato vero l’anno scorso, non è vero in questo 2022”. È perciò “venuto il momento di abbandonare queste azzardate illusioni. E di adottare misure strutturali e adeguate”.