“Oggi non viene, la giornata comincia bene. Non svegliamo il cane che dorme”. Frasi orribili, ciniche, spietate, riferite a un bimbo autistico. Sono quelle che le maestre di una scuola di Roma est si scambiavano, lo scorso febbraio, in una chat con l’insegnante di sostegno e un assistente. Il ragazzino, affetto da un disturbo dello spettro autistico, si era ammalato di Covid-19 insieme ai suoi genitori. Durante il periodo di quarantena, i docenti hanno aperto una chat di gruppo per aggiornarsi sulle condizioni del piccolo.
Il tono di molte delle loro espressioni, però, tradisce un sentimento molto lontano da quello della preoccupazione. Sembrano piuttosto sollevati per l’assenza del bimbo, sembrano piuttosto sperare in un protrarsi della malattia. A un certo punto una docente chiede se ha fatto il tampone e se quindi tornerà a scuola, “perché dobbiamo prepararci all’evento”. “Sì, risponde un’altra, ma è ancora positivo. La giornata comincia bene”. La frase veniva chiusa con tre emoticon che ridono.
Una delle partecipanti alla chat, dopo il suo trasferimento, ha mostrato il messaggio alla madre, che si è recata a scuola per protestare. “Non mi hanno dato risposte – ha detto – e hanno addirittura minacciato di denunciarmi”.