Fisco: salta accordo su riforma, no FI e Lega a mediazione. Draghi valuta fiducia

Foto Filippo Attili / Palazzo Chigi / LaPresse Nella foto: il presidente del Consiglio Mario Draghi

ROMA – Salta l’accordo sulla riforma del fisco, sulla quale il premier Mario Draghi potrebbe decidere di mettere la fiducia. Il presidente del Consiglio lo annuncia in serata, dopo una giornata di trattative che si conclude con l’ennesima fumata nera in commissione Finanze alla Camera. In quella sede dove si doveva trovare un’intesa sul pacchetto di riformulazione degli emendamenti proposto dal Governo: 25 emendamenti per sostituire quelli presentati dai partiti di maggioranza, che avrebbero dovuto ritirarli.

La mediazione non va in porto per l’opposizione di Forza Italia e Lega, che non intendono ritirare l’emendamento (firmato anche da Fdi) che prevede il ritorno in commissione dei decreti attuativi del Governo, per un parere vincolante. Il Carroccio aggiunge anche un’altra condizione: quella che si voti il suo emendamento sull’impegno a non aumentare le tasse su titoli di Stato e locazioni. La commissione di Montecitorio, convocata alle 13,30, si aggiorna alle 19 per concedere un’ultima speranza ai tentativi di accordo.

Ma in serata bisogna prendere atto che l’intesa non c’è, comincia l’esame di ciascuno dei circa 440 emendamenti al testo sulla delega fiscale: si andrà avanti anche domani e poi fino a mercoledì della settimana prossima, prima del definitivo mandato al relatore per l’aula. La maggioranza dunque torna a spaccarsi sulla riforma del fisco, con il rischio che si ripeta quanto accaduto con il catasto anche per altri articoli della delega.

Su un fronte Pd e M5s, sull’altro Lega e FI. Questi ultimi, secondo il Movimento 5 Stelle, mettono la “riforma in pericolo per fini elettorali”, come spiegano i deputati pentastellati Vita Martinciglio e Giovanni Currò, sottolineando che “la delega fiscale è una riforma troppo importante” e “ritirare ora il proprio appoggio a un testo discusso così a lungo con il governo sarebbe molto grave”. Sulla stessa linea i dem, per i quali Lega e Forza Italia “stanno mettendo a rischio l’approvazione di una riforma necessaria” e stanno scegliendo “di indebolire Draghi e il governo su un passaggio cruciale per il nostro futuro”.

Ma i due partiti di maggioranza non arretrano. “Esiste il rischio concreto che qualora questo testo dovesse giungere nell’aula di Montecitorio potrebbe essere affossato”, afferma il deputato di Forza Italia Sestino Giacomoni, rilanciando le condizioni per approvarlo: “I decreti attuativi della riforma devono tornare in Commissione per un parere vincolante, per evitare che qualsivoglia ‘manina’ sfrutti l’ampiezza della delega fiscale per aumentare le tasse sugli immobili, sugli affitti o sui risparmi. Si tratta di una clausola di salvaguardia anti-tasse”.

La pietra tombale su ogni possibilità di intesa la mette la Lega poco prima della riunione serale della commissione: “Non ci sono le condizioni, al momento, per approvare la delega fiscale” e “chi cercherà forzature senza accordo di maggioranza si prenderà la responsabilità di mettere in difficoltà il Governo”, sentenziano i deputati del Carroccio Massimo Bitonci e Alberto Gusmeroli. Eppure il Governo, tramite il Mef, durante il pomeriggio “continua a lavorare per trovare un accordo, lasciando aperte tutte le porte”, riferiscono a LaPresse fonti parlamentari, parlando di trattative che si sarebbero “spostate ai piani alti”.

Trattative che evidentemente non vanno a buon fine, se anche il leader Matteo Salvini ribadisce “il no della Lega a qualsiasi ipotesi di nuove tasse sulla casa o sui risparmi degli italiani”. Spetta allora al premier Mario Draghi rispondere. “L’opposizione della Lega sulla delega fiscale era prevista. Andiamo avanti, c’è stata già una discussione in commissione, l’abbiamo vinta due volte, speriamo di vincerla ancora”, dice durante la conferenza stampa sul Def, annunciando che “sulla fiducia alla delega fiscale stiamo valutando ora”.

Il presidente del Consiglio è convinto che “alla fine prevalga lo spirito comune” su questo e altri temi. Come per esempio sulla riforma del Csm, sulla quale “ho promesso in Consiglio dei ministri che non avremmo messo la fiducia. Spero che tutte le forze politiche prendano atto di questo segnale e si impegnino, si mostrino collaborative per raggiungere una soluzione di compromesso che si dimostri ragionevole”.(LaPresse)

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