TORINO – Philippe Donnet, lei è amministratore delegato di Generali dal 2016. Per il socio Caltagirone, che vuole Luciano Cirinà al suo posto, è in corso “la guerra d’indipendenza su Generali, poi verrà il Risorgimento”. Si vede nei panni del feldmaresciallo Radetzky, che anche l’Imperatore tacciava di regime senile? “Anzitutto – risponde Donnet in un’intervista a La Repubblica – in questo momento tragico, con una guerra vera a due ore di aereo da noi, non possiamo usare le parole come fossero senza peso. Su Generali non c’è una guerra, ma un tentativo di presa di controllo da parte di pochi soci di minoranza.
Il consiglio ha scelto una strada diversa, che passa per l’indipendenza del cda, una lista con forte maggioranza di consiglieri indipendenti dal profilo internazionale (presidente compreso), e competenze di business, gestione del risparmio, digitale, Esg. Una scelta forte, con la vocazione di rappresentare tutti gli azionisti e avvicinare Generali alle migliori prassi di governance delle grandi aziende internazionali, le public company del capitalismo degli stakeholders. In assemblea due visioni si confronteranno: quella del cda e la visione autocratica di alcuni soci di minoranza”. E “se vince la lista del cda, gli azionisti avranno scelto il team di manager, la strategia e i candidati al cda attuali. E dal termine dell’assemblea sarà mia responsabilità continuare a implementare il piano, con la supervisione del nuovo consiglio”. ‘Se invece vince la lista sfidante, lascerà il gruppo o farà il consigliere?’ “Questa è un’ipotesi che oggi non sto considerando”.
(LaPresse)