Il giornalista Toni Capuozzo continua a invitare alla cautela nella lettura di certi episodi che si sono verificati nel contesto della guerra in Ucraina. Nei suoi ultimi post interventi il cronista ha fatto riferimento, in particolare, alla strage di Kramators’k, avvenuta nel 44° giorno del conflitto a causa della caduta di un missile in prossimità della locale stazione ferroviaria. Le vittime sono 52, tra le quali 10 bambini. Oltre 100 i feriti (nell’area della stazione c’erano migliaia di persone) Sul motore del missile c’è una scritta in russo che recita: “Per i bambini”.
Capuozzo spiega che si tratta di un’arma di produzione russa che, però, “non è più in uso dal 2019 nell’esercito russo, ed è ora in dotazione dell’esercito ucraino”. Insomma, l’inviato di guerra non è sicuro che, in effetti, si tratti di un missile lanciato dalle forze armate russe. E punta il dito contro la Nato che non ha fatto ancora luce sulla vicenda: “La domanda più logica – perchè ? – è sepolta dalla follia della guerra. La seconda domanda – chi è stato ? – ha una risposta, se confidiamo nella lealtà di quella che non è una parte terza, nel conflitto. La Nato sa, perché monitora tutti i lanci di missili e dunque sa da dove è partito”.
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Poi il giornalista è tornato all’attacco della Nato: “C’è un’altra ipotesi: si tratta di un missile ucraino diretto verso posizioni russe, intercettato e caduto disgraziatamente proprio su civili innocenti. Il colpevole ? La guerra. Un’altra ipotesi è un malfunzionamento del missile, dovuto a un’elettronica antiquata, che l’ha fatto precipitare, più che esplodere. Fosse esploso avrebbe fatto vittime nel raggio di un chilometro”.
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Infine ha citato un articolo del Corriere della Sera che sembra porre alcuni interrogativi sull’episodio. In particolare, si parla del fatto che non è dato sapere quali razzo sia stato utilizzato per colpire la stazione. Si è prima parlato di un missile Iskander, utilizzato dall’esercito russo, poi di un Tochka-U, in dotazione a quello ucraino. Fatto sta che il Cremlino ha escluso di avere responsabilità in merito a questo attacco.
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Non è la prima volta che Toni Capuozzo mette in dubbio la veridicità di notizie diffuse dai principali mezzi di informazione dall’inizio della guerra. Recentemente è circolata anche la notizia della richiesta di restituzione del Premio Ischia, a lui conferito nel 2011, in quanto aveva messo in dubbio la versione ufficiale del massacro di Bucha. Poi, nel corso della stessa giornata, gli organizzatori del Premio hanno dichiarato di non voler procedere con questa richiesta.