ROMA (Domenico Palmiero) – E così, alla fine, il presidente Usa Donald Trump ha ordinato il lancio di missili sulla Siria con al fianco gli alleati britannici di Theresa May e quelli francesi di Emmanuele Macron. E, al di là delle smentite delle prime ore, la Russia era stata ampiamente avvertita dell’imminente attacco. Del resto, le difese missilistiche russe non sono state neanche dispiegate e le basi militari dell’ex Unione Sovietica accuratamente evitate dai target delle forze tripartite. Ad entrare in azione sono state solo e soltanto le difese siriane che, secondo quanto dichiarato dal regime di Bashar al-Assad, hanno intercettato e abbattuto una settantina di missili su un centinaio di razzi lanciati dagli anglo-franco-americani. Il segretario alla Difesa Usa, James Mattis, ha affermato che i siti colpiti sono tutti collegati al programma di armi chimiche dell’esercito siriano. Tuttavia, molti osservatori internazionali fanno notare che molto probabilmente i tre siti colpiti dai missili fossero in realtà già stati svuoti da un pezzo. Dura, a parole, la reazione russa: l’ambasciatore di Putin negli Usa ha affermato che le azioni americane e degli alleati in Siria non rimarranno senza conseguenze. Quello che è certo è che l’attacco non cambierà la situazione geopolitica dell’area, come confermato anche dalla May secondo la quale l’obiettivo del raid non era rovesciare Assad. Giochi di ruolo, appunto.