Milano: a 20 anni dalla tragedia del Pirellone la Regione Lombardia ricorda le vittime

"Fu incidente sul lavoro ma ci volle impegno perché fosse riconosciuto dall'Inail".

Foto LaPresse - Claudio Furlan

MILANO – “Fu incidente sul lavoro ma ci volle impegno perché fosse riconosciuto dall’Inail”. Sono le voci dei colleghi e delle colleghe di Alessandra Santonocito e Annamaria Rapetti quelle che risuonano al 26esimo piano di Palazzo Pirelli a Milano. A 20 anni da quando un piccolo aereo turistico, il 18 aprile 2002, si schiantò contro il grattacielo di Regione Lombardia uccidendo le due avvocatesse del servizio legale della giunta regionale, simbolo di “un’avvocatura quasi tutta al femminile”. Venti anni dopo, anche l’Ordine degli Avvocati di Milano e il suo presidente, Vinicio Nardo, hanno voluto ricordarle: “Una famiglia, quella degli avvocati, non può che raccogliersi in questo luogo dove due colleghe sono cadute sul lavoro alla propria scrivania”, dice Nardo. Erano le 17:45 quando il velivolo pilotato da Luigi Fasulo perse il controllo. “È il caso che ha scelto il punto d’impatto, come le nostre postazioni – racconta una delle colleghe, allora presenti, durante la commemorazione -. Quello spazio fra gli ascensori”. Fatale per Alessandra e Annamaria.

Una seduta alla scrivania e l’altra incamminata proprio in direzione dell’ascensore per tornare a casa. Un momento “angoscioso”, per il governatore di Regione Lombardia, Attilio Fontana, all’epoca presidente del consiglio regionale: “La memoria corse a quello che era successo pochi mesi prima – ricorda Fontana con riferimento all’11 settembre 2001 e l’attacco alle Torri Gemelle -. Ci fu il blackout di tutti i sistemi informativi, telefoni, arrivò la polizia anche perché ricordo che c’era un altro piccolo aeroplano che girava intorno a Palazzo Pirelli per cui le forze dell’ordine temettero che fosse anche quello diretto al grattacielo”. Quel piano del grattacielo nel frattempo “è diventato il ‘Piano della Memoria’, come è giusto che sia” esordisce il presidente del consiglio regionale, Alessandro Fermi, portando il saluto e il ricordo dei suoi 80 colleghi consiglieri in assemblea legislativa regionale e parlando anche del figlio di una delle due vittime, Francesco, presente in sala per il ricordo e che all’epoca aveva 4 anni: “È sempre più uomo – ha detto Fermi – Adesso è un ingegnere, chi ha conosciuto Annamaria trova dei tratti di somiglianza molto forti e quindi la vita è continuata attraverso di lui e mi pare che stia continuando in maniera straordinaria perché sta facendo una bellissima carriera”.

Il ‘Piano della Memoria’ invece “viene utilizzato per le scuole e i ragazzi” così come “anni fa sono state istituite delle borse di studio per mantenere vivo il ricordo e la memoria, collegate alle scuole e agli studenti, per far sì che questa fatalità talmente assurda possa insegnare tanto dal punto di vista di spirito, di rinascita, della voglia di stringersi attorno a una famiglia, a credere nel lavoro, nell’istituzione. Il filo conduttore delle borse di studio è mettere al centro la comunità delle persone, lavorare insieme, aiutarsi e sostituirsi l’uno con l’altro”. “Dopo 20 anni – chiude Fermi – essere così numerosi qui è l’esempio che questa cosa funziona”.

di Francesco Floris

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