CASAL DI PRINCIPE – La speranza è che Elio Diana abbia voltato pagina e troncato definitivamente i rapporti con il clan dei Casalesi. E a dirci se sia vana o ben fondata (questa speranza) potranno essere soltanto i prossimi mesi. Bisogna aspettare. In attesa, però, serve concentrarsi su un dato oggettivo: dopo anni di carcerazione (era in prigione, al 41 bis, dal 2011) è tornato a passeggiare per le strade di Casal di Principe da uomo libero. Tenendo conto del ruolo di rilievo che ha avuto nell’organizzazione mafiosa, del suo legame con Francesco Schiavone Cicciariello (è il cognato), dell’assenza dei padrini (tutti in cella), la sua presenza sul territorio potrebbe rivelarsi pericolosa. Come? Diventando il punto di riferimento delle tante teste calde dell’Agro aversano e tentando di ridare un’organizzazione al gruppo Schiavone.
In una fase delicata come quella ora che sta vivendo il territorio, durante la quale la criminalità, messa alle strette da pentimenti, arresti e confische, sta radicalmente cambiando, sapere che Elio Diana è libero fa tenere inevitabilmente alte le antenne degli investigatori.
Ad ogni modo, se è fuori è perché a deciderlo è stato un giudice in nome del popolo italiano. E Diana, quindi, ha tutto il dritto di riprendersi la propria vita. Di contro, chi ha il compito di tutelare l’ordine e la sicurezza del territorio, ha il dovere (diritto) di attivarsi per verificare che non rappresenti nei prossimi mesi il collettore delle nuove leve malavitose.
L’ala Schiavone, di cui Diana ha fatto parte, rispetto al gruppo Zagaria e ai Bidognetti ora è sicuramente più debole. Per quale ragione? Retate a parte ha inciso l’ondata di collaborazioni con la giustizia che l’ha travolta. La famiglia Sandokan con i pentimenti dei fratelli Nicola e Walter Schiavone (figli del capoclan Francesco) e con la scelta di dissociarsi d Cicciariello, è priva di riferimenti forti (al netto di qualche affiliato del gruppo Bianco). Anche per questo motivo è troppo presto per escludere che Diana possa essere designato per colmare questo vuoto. Mentre lui era in cella, inoltre, il figlio Gaetano, secondo la Dda, si sarebbe inserito in un’organizzazione dedita allo spaccio di droga guidata da Stefano Fusco (è in corso il processo di primo grado) e il nipote Armando ha recentemente incassato una condanna per camorra (avendo spalleggiato le attività illegali di Walter).
Insomma, nella sua famiglia, per gli inquirenti, pur con lui in cella, si è registrata continuità criminale. Diana è stato scarcerato grazie alle istanze del suo legale, l’avvocato Alfredo Santacroce. La Corte d’appello di Napoli ha riconosciuto, su input del difensore, la continuazione delle sentenze di condanna emesse dai giudici di secondo grado nel 2015, 2014 e nel 2012 con le quali era stato giudicato colpevole di associazione mafiosa ed estorsione. Il Tribunale di sorveglianza di Roma, inoltre, gli ha concesso la liberazione anticipata per i semestri di detenzione del 1999 già dichiarati fungibili dalla Corte partenopea. E nel conteggio è stato tenuto presente anche un periodo di custodia cautelare affrontato poco prima del Duemila per una contestazione dalla quale è stato poi assolto. Tutto questo ha fatto aprire le porte del carcere per Diana con notevole anticipo rispetto al fine pena previsto.
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