E’ morto De Falco, funerali pubblici vietati

Il boss è spirato in una clinica a Tora e Piccilli, oggi la salma sarà cremata a Castelvolturno. Condannato all’ergastolo per l’omicidio di don Diana era ai domiciliari dallo scorso 11 luglio per le sue gravi condizioni di salute

VILLA LITERNO – Vietati i funerali in forma pubblica e cremazione della salma a Castelvolturno: saranno queste le ultime tappe con il mondo terreno di Nunzio De Falco. Non ci sarà alcun corteo ad accompagnare il boss del clan dei Casalesi. Conoscenti e amici, ha deciso la Questura, non potranno dargli l’estremo saluto. Su questo ha avuto lo stesso trattamento che lo Stato ha riservato alla maggior parte dei suoi ‘colleghi’. A differenza di altri mafiosi del calibro di Toto Riina, Bernardo Provenzano e Raffaele Cutolo, però, gli è stato permesso di trascorrere gli sgoccioli della propria vita circondato dall’affetto dei familiari. Una decisione che aveva fatto storcere il naso a tanti cittadini, soprattutto a chi a causa sua e della cosca di cui ha fatto parte, ha perso prematuramente una persona cara.

Nunzio De Falco era ai domiciliari, in gravi condizioni di salute, nell’abitazione della sorella a Villa Literno. Pochi giorni fa, a causa dell’aggravarsi del suo stato, era stato portato in una clinica di Tora e Piccili dove è morto nella notte tra ieri e venerdì. Dalla struttura sanitaria oggi arriverà direttamente sul Litorale domizio, presso l’impianto dove la sua salma sarà cremata.

De Falco aveva lasciato la prigione due volte. La prima a luglio dell’anno scorso. A giustificare il suo tornare a casa furono proprio le gravi condizioni di salute in cui si trovava. Dopo circa sette mesi, però, venne rispedito prigione. L’11 luglio scorso la scarcerazione bis. Il magistrato di sorveglianze, accogliendo l’istanza del suo legale, l’avvocato Gaetano Pastore, gli aveva concesso i domiciliari perché i penitenziari non avevano la possibilità di consentirgli le cure da recluso di cui necessitava.

De Falco, detto ‘o lupo, fratello del boss Vincenzo, aveva sulle spalle due ergastoli. Uno per l’assassinio di don Peppe Diana. Fu lui ad ordinarlo. E un secondo per la morte di Mario Iovine, braccio destro di Antonio Bardellino, ucciso a Cascais il 6 marzo 1991.

Ieri sera, intanto, nella cattedrale di Aversa è stato festeggiato con un concerto preghiera il martirio di don Peppe. “Tutta la città e tutti coloro che volevano bene il nostro caro don Peppe si sono riuniti per festeggiare il grande calore e amore che ancora oggi riesce a donarci. Il destino ha voluto che proprio ieri venisse a mancare colui che decise che non dovesse vivere più. A noi piace festeggiare la vita, continuare a ricordare chi continua a darci la forza per andare avanti. don Peppe continua a dirci cose belle e ad indicarci la strada”: queste le parole che Salvatore Cuoci, coordinatore del Comitato don Diana ha usato per commentare la morte di De Falco.

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