NAPOLI – Fuoco, paura e urla nel cuore di Napoli, in una strada nella quale religione, tradizione e storia si fondono, in un luogo che non ha bisogno di presentazioni. Poco dopo la mezzanotte di ieri, in via Duomo, a 200 metri dalla Cattedrale del miracolo di San Gennaro, ignoti hanno dato fuoco a una Smart parcheggiata immediatamente dietro una Fiat Panda. Le fiamme si sono rapidamente propagate alla veranda del bar Lux Cafè, andata inesorabilmente distrutta. Danni anche alla parete esterna del palazzo al civico 34, interessato di recente da interventi di ristrutturazione. L’edificio ora si palesa annerito. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco e gli agenti di polizia dell’Ufficio Prevenzione Generale, allertati dai residenti. “Abbiamo sentito dei leggeri scoppi – hanno riferito gli abitanti, sotto choc – poi il boato finale”. L’intervento dei vigili del fuoco non ha comunque evitato la devastazione delle due vetture e del gazebo del bar, anch’esso interessato da lavori di manutenzione: al suo interno c’erano delle attrezzature danneggiate dalle fiamme. Altre spese non previste che i proprietari dell’attività dovranno affrontare. I poliziotti hanno subito eseguito i rilievi del caso. Il quadro investigativo si è fatto più chiaro già dalle prime ore della giornata di ieri. La Smart finita nel mirino dei piromani è (o, forse, sarebbe meglio dire era) di proprietà di una donna, una 39enne che gestisce un negozio di abbigliamento proprio in via Duomo. Chi e perché aveva interessi a macchiarsi di un gesto simile? Perché colpire quella donna con un’azione eclatante? La modalità dell’azione e la vittimologia inducono gli investigatori a valutare la pista del racket. La donna avrebbe comunque già riferito ai poliziotti di non aver subito minacce e di non essere stata avvicinata nei giorni precedenti da soggetti in odore di camorra. Una versione che, comunque, ha bisogno di riscontri concreti. Al momento perde quota dunque la primissima ipotesi, alimentata da come si presentava lo scenario nella notte, ovvero quella dell’avvertimento alla proprietà del bar Lux Cafè. Resta comunque ‘calda’ l’opzione della ritorsione personale e, quindi, che la Smart della 39enne sia stata incendiata per questioni inerenti la sfera privata della donna. Ad ogni modo, la polizia ha già provveduto a raccogliere i filmati registrati dai (numerosi) sistemi di videosorveglianza della strada della Cattedrale di Santa Maria Assunta, zona punto di riferimento dei fedeli, ma che criminalmente parlando ha un solo punto di riferimento: il clan Mazzarella. L’episodio inquietante non è passato inosservato ai rappresentanti delle istituzioni. “Massima priorità su questa vicenda, le forze dell’ordine e la magistratura devono indagare. Se si tratta di racket bisogna andare a fondo e arrivare a degli arresti. Lo Stato deve allentare la morsa dei clan sulla città”, ha commentato il consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli assieme al rappresentante dell’esecutivo cittadino del Sole che Ride Enzo Vasquez. Per l’intero arco della giornata di ieri, abitanti e negozianti non hanno fatto altro che parlare di quanto avvenuto nella notte. Un episodio che getta ombre su via Duomo dalle quali si può scorgere la sagoma della criminalità. Una piaga difficile da curare da queste parti: “E’ ipotizzabile una richiesta di racket andata a finire male”, sentenziava nel pomeriggio un uomo al bancone di un bar.
Napoli. Due auto bruciate nella notte, è incubo racket in via Duomo
Ignoti hanno incendiato la Smart della proprietaria di un negozio della zona