ROMA – Quando Giuseppe Conte entra nella sede della fondazione Arel i volti sono meno distesi e sorridenti del solito. Enrico Letta e il presidente M5S sono legati da un rispetto reciproco, al punto da potersi permettere due ore di confronto franco e, a tratti, teso. I fatti raccontano di un ‘campo progressista’ che ha subìto diversi colpi ultimamente e i due leader sanno che prenderne atto è il punto di partenza per tenere insieme i pezzi.
Sul tavolo, quindi, come recita la nota congiunta diffusa dopo il faccia a faccia dai rispettivi staff, ci sono anche i temi “che hanno visto le rispettive forze politiche su posizioni non pienamente convergenti”. Il riferimento è alla posizione sulla guerra in Ucraina e al termovalorizzatore di Roma, dossier che hanno visto e vedono gli alleati su posizioni distanti. “Non si sono nascoste le tensioni di queste ultime settimane”, ammettono fonti pentastellate, e i dem confermano.
Letta e Conte, però, è la rassicurazione, “hanno comunque ribadito l’intenzione e la determinazione a continuare il percorso di dialogo”. Il segretario Pd lo dice chiaro: è stata “un’ottima discussione, le divergenze le assumiamo, ma abbiamo voglia di andare avanti insieme”, sintetizza intercettato a Montecitorio. Per il Nazareno le parole chiave restano “dialogo e ricostruzione”. La strada che porterà alle prossime elezioni politiche è ancora da costruire – anche se l’asse sembra tenere bene all’appuntamento di mid-term delle Amministrative – e le tensioni dell’attualità, come ammette anche Andrea Orlando sono “fisiologiche”.
E se anche dal quartier generale pentastellato parlano di incontro “cordiale” tra due ex premier che “si rispettano”, le divergenze restano. Per quel che riguarda la guerra in Ucraina e la posizione sull’invio di nuove armi, così come sul termovalorizzatore di Roma, infatti, Conte ribadisce che il M5S continuerà a mantenere ferme le sue posizioni.
Saldo, spiega, sarà il sostegno e il contributo pentastellato al Governo guidato da Mario Draghi ma “tenendo fede ai principi chiave” del Movimento. Letta fa altrettanto. Sull’Ucraina in particolare il leader dem rivendica di essersi speso sin da subito per arrivare a un negoziato, con due proposte concrete – la confederazione europea in grado di accogliere subito l’Ucraina e la missione di Italia, Francia, Germania, Spagna e Polonia prima a Kiev e poi a Mosca – senza limitarsi quindi a un pacifismo fatto solo di parole. La linea del Pd, però, non cambia e non è cambiata, precisa: nessuna escalation verbale (criticata quella di Joe Biden) né militare, ma una chiara ed inequivocabile appartenenza alla Nato. Su questo, è la linea, il fronte non può e non deve spaccarsi.(LaPresse)