NAPOLI (Francesco Foco) – La grande, enorme rete della solidarietà sta giocando un ruolo fondamentale nello scenario geopolitico mondiale. L’Ucraina regge i colpi dell’invasione anche grazie alle migliaia e migliaia di persone e associazioni che ogni giorno garantiscono al popolo di Kiev il necessario per vivere e sopravvivere. Tra questi c’è l’Acp (Azione contrasto povertà), una Ong internazionale diretta in Italia da Giovanni Tagliaferri, partenopeo, appena tornato da Cernivci, cittadina nel sud-ovest dell’Ucraina che ad oggi ospita 90mila rifugiati.
Tagliaferri, nel campo allestito da Acp cos’ha trovato?
Umanità e sofferenza. Rispetto a un mese fa, queste zone ora sono più lontane dalla guerra. I cittadini cercano di trovare rifugio in queste zone senza dover più abbandonare il Paese. E’ come se ci fosse una guerra a Milano e le persona scappassero a Napoli o Caserta. Qui siamo a 60 chilometri dalle bombe, in una situazione di semi-normalità. Viviamo questo dualismo di realtà. E’ tutto aperto, dalle scuole ai ristoranti, funzionano le carte di credito. Poi ad un certo punto suonano le sirene, chiude tutto in poco tempo e ci rifugiamo nei bunker. Solo la scorsa settimana, ad esempio, la contraerei ucraina ha abbattuto due missili russi diretti in città.
Ci descriva la vita quotidiana delle persone rifugiate.
Noi nel nostro capannone arriviamo a dare 200 pasti al giorno, facciamo attività per i bambini. Li facciamo giocare, hanno bisogno di normalità. Ogni giorno facciamo visite mediche, abbiamo un barbiere. Insomma, proviamo a portare assistenza, cura e soprattutto serenità. Il popolo ucraino ha una dignità senza eguali.
Ci racconti un’immagine.
Bisogna capire che la maggior parte delle persone a cui diamo assistenza sono donne con i figli. I loro mariti e fratelli sono tutti al fronte al combattere, resistere. E sono lì con le loro valige, che valige non sono: in un piccolo bagaglio c’è tutto ciò che rimane della loro vita di prima. Un peluche, un vestito, una foto a cui tengono. Tutto lì, è toccante. E’ drammatico.
I bambini come vivono la guerra?
C’è grande emergenza per l’infanzia. Alla tendostruttura di Cernivci abbiamo allestito un parco giochi, siamo stati lì con peluche e costumi. Bisogna farli sentire più sereni, regalar loro un attimo di normalità. In queste zone ne sono morti centinaia, troppi: perché quando cadeva una bomba con una scuola aperta o con uno scuolabus di passaggio non c’era nulla da fare.
Tanti bambini sono in fuga verso Paesi europei.
Sì. Noi però sconsigliamo l’accoglienza da parte di singoli o privati. Ho sempre invitato a contattare i servizi sociali, perché questi bimbi o ragazzini vanno inseriti in percorsi internazionali, in famiglie o strutture con mezzi adeguati. Sono bambini con multitraumi, con difficoltà linguistica, vanno inseriti in percorsi consolidati di tutela minorile.
Acp come ha strutturato la solidarietà e l’accoglienza.
Abbiamo 20 punti di raccolta in tutta Italia, due anche a Napoli e Caserta. Stocchiamo il materiale in diversi hub al confine con l’Ucraina e poi lo spediamo, sono partiti già 16 tir. La seconda sfida invece è l’accoglienza. A Napoli abbiamo accolto 20 rifugiati gratuitamente, senza canali ministeriali.
In Ucraina come si organizza la solidarietà?
C’è una grande rete che resiste. In questi giorni abbiamo ultimato un piano con Max, un ragazzo di Mariupol. Partirà un tir dalla Moldavia che andrà direttamente lì e a Odessa, tramite una rete di volontari ucraini. Aiuti casa per casa e nelle zone più colpite e dove si sta combattendo ancora.