Trattativa Stato-Mafia, giudici in camera di consiglio

Si attende il verdetto

Foto LaPresse - Mourad Balti Touati 30/09/2017 Milano (Ita) - Corso porta vittoria - Palazzo di giustizia Cronaca Presentazione del nuovo libro di Andrea Galli "Dalla Chiesa", storia del generale dei Carabinieri che sconfisse il terrorismo e morì a Palermo ucciso dalla mafia Nella foto: esterno del tribunale

PALERMO (gt) – Boss di Cosa Nostra e uomini delle istituzioni. Nei canoni comuni dovrebbero rappresentare il diavolo e l’acqua santa. Personaggi agli antipodi. E invece oggi, almeno per il momento, sono dalla stessa parte: sono a giudizio dinanzi alla Corte d’Assise di Palermo. Per la Procura avrebbero intrattenuto un dialogo segreto durante la stagione delle stragi di mafia. Quando Cosa nostra metteva bombe uccidente i magistrati. Tra gli imputati c’è anche Nicola Mancino, assistito dai legali Massimo Krogh e Nicoletti Piergentili. L’ex vicepresidente del Csm e già ministro dell’Interno, stamattina, prima della chiusura del processo, ha scelto di intervenire nell’aula bunker di Pagliarelli. “Io ho sempre lottato la mafia, sono stato contro all’attenuazione del carcere duro ai boss”. Ora tocca ai giudici. La Corte si è ritirata in camera di consiglio. Si attende soltanto la sentenza. Ed indicazioni sul tempo che occorrerà al tribunale per decidere non sono state fornite. Alla lettura del verdetto, oltre ai pm Vittorio Teresi e Roberto Tartaglia (che non hanno fornito repliche) assisterà anche Francesco Del Bene e Nino Di Matteo, da alcuni mesi in servizio presso la Dna.

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