MILANO – “Le finali sono 50-50 ma faremo del nostro meglio per portarla a 51-49 per noi. Deve accadere durante la partita, non prima. Il lavoro che porta alla finale nell’arco di diversi mesi è la base per quei 90 o 120 minuti. È il giorno dei giocatori, noi siamo lì solo per dare un piccolo aiuto. Finora sono stato fortunato vincendo tutte le mie finali europee: i miei giocatori hanno dato il meglio nelle finali che abbiamo raggiunto. Nel momento della verità, si sono fatti trovare pronti”. Lo ha detto Jose Mourinho, allenatore della Roma, parlando a Uefa.com della finale di Conference League contro il Feyenoord. Parlando della formazione olandese, lo Special One ha detto: “Hanno disputato 14 partite come noi e hanno superato avversarie difficili. La semifinale con il Marsiglia, che ha una storia europea e il Vélodrome, che è uno dei posti più affascinanti e difficili in cui giocare da avversario. Puoi solo riconoscere i loro meriti”, ha aggiunto. “Sono un allenatore con una storia e la Roma è un grande club. Ho sentito un po’ di responsabilità nel cercare di rendere una grande competizione. Così, a poco a poco, siamo andati a realizzare la nostra ambizione di andare il più lontano possibile. Poi, con orgoglio, abbiamo visto che le due semifinali si sono giocate in stadi gremiti, con 170.000 tifosi presenti”, ha ricordato Mourinho.
Sul vincere il primo trofeo UEFA della Roma. “Dobbiamo dimenticare (il fatto che potremmo vincere il nostro primo trofeo UEFA, ndr). Per me, devi trattare una finale come un partita secca che porta pressione, tensione e senso di responsabilità. Dobbiamo solo pensare alla finale e all’avversario che affrontiamo, e dimenticarci la storia della Roma. Poi ovviamente sarebbe meraviglioso vincere per la città, il club e tutti noi”, ha replicato Mourinho. “Se riuscirò a vincere quattro competizioni europee con quattro squadre diverse, non dimenticherò mai la prima, che è stata la Coppa delle Coppe (1996/97) come assistente del compianto e grande Bobby Robson al Barcellona. Ogni volta che mi sedevo accanto a lui, mi sentivo molto orgoglioso”, ha ammesso. “Vincere il primo può succedere facendosi trovare nel posto giusto al momento giusto. Vincere la seconda volta è più difficile della prima volta e vincere la terza volta è più difficile della seconda. Una cosa è raggiungere il successo e vincere in un determinato periodo di tempo, un’altra è raggiungere il successo e vincere continuamente per tutta la tua carriera”, ha ribadito Mourinho. Lo Special One ha infine ricordato: “Manchester United vs Real Madrid (ottavi di finale della Champions League 2012/13, all’Old Trafford). Prima della partita, Sir Alex Ferguson mi ha invitato nel suo ufficio, che poi è diventato il mio ufficio, e gli ho chiesto: ‘Com’è, boss? Cambia? Cambia nel corso degli anni?’ Ha detto: ‘Lascia perdere. Non cambia niente. Resta uguale fino all’ultimo giorno’. Ecco perché continuo a dire che non posso credere di avere 59 anni. Non posso credere di avere una carriera di 21 o 22 anni come allenatore alle spalle. Non posso dirti quando mi fermerò perché non riesco a visualizzarlo. La passione non cambia”.
LaPresse
Calcio, Mourinho: “Non so quando mi fermerò, voglio vincere con la Roma”
"Le finali sono 50-50 ma faremo del nostro meglio per portarla a 51-49 per noi".