MILANO – Aveva ‘ereditato’ dal padre usuraio il ‘pacchetto clienti’ gestito con la moglie anche durante tutto il periodo pandemico, arrivando ad applicare tassi fino al 233%. Il personale della Squadra Investigativa del III Distretto di Polizia Fidene – Serpentara con personale della Polizia Locale Roma Capitale – III Gruppo Nomentano hanno individuato marito e moglie, operanti nella capitale, che si erano organizzati in modo strutturato la loro attività per concedere i prestiti usurari.
A loro carico, è stato emessa un’ordinanza di custodia cautelare, in carcere per l’uomo e agli arresti domiciliari per la donna, notificate oggi, per il reato di usura. L’attività degli indagati si estendeva in una fitta rete che copriva vari Municipi della Capitale fino ad estendersi alla zona sud della Provincia di Roma. L’indagine è iniziata a marzo 2020 ed è terminata ad agosto dello stesso anno.
Grazie alle intercettazioni, gli agenti hanno potuto seguire praticamente in diretta l’intera vicenda usuraria contro 20 soggetti, con prestiti da un minimo di 500 euro a un massimo di 22mila euro, solitamente con un tasso usurario oltre il 52,14% annuo, fino ad un massimo, in un’occasione, del 223,46% annuo.
Nel corso dell’attività investigativa è stato accertato che per uno degli indagati, il marito, l’attività di usura era l’unica fonte di guadagno, ereditata da un’attività ‘di famiglia’ tramandatagli dal padre defunto, tanto che alcuni dei soggetti usurati erano già stati ‘clienti’ di quest’ultimo, mentre la moglie risulta essere titolare di reddito di cittadinanza.
Grazie alle indagini, è emersa anche la mancanza di scrupoli degli indagati che neanche durante il periodo di lockdown, scaturito dal Covid-19, li dissuadeva dal richiedere i pagamenti dei prestiti.
(LaPresse)