MIAMI – La sparatoria alla Robb Elementary School di Uvalde in Texas ha inasprito il dibattito sul controllo delle armi da fuoco, ancor più dopo il raduno della National Rifle Association a cui ha partecipato l’ex presidente Donald Trump. Sono proprio il Texas e la Florida gli Stati più armati d’America: il numero di armi registrate nel primo supera il milione, nel secondo è più di 518mila. Le leggi variano da Stato a Stato, ma nell’intero paese non è difficile acquistare armi. La procedura federale prevede un’autocertificazione su precedenti penali, salute mentale e uso di farmaci, accompagnata da un modulo con dati anagrafici. Dopo un background check (controllo delle referenze) effettuato dalle autorità, è possibile l’acquisto. Nelle fiere e nelle compravendite da privati la procedura d’acquisto è ancora più rapida. Un 18enne come Salvador Ramos, responsabile dell’uccisione a Uvalde di 19 bambini e due insegnanti, paradossalmente non può entrare nei locali, ma ha il diritto di possedere armi in molti Stati.L’organizzazione Prevent Gun Violence Florida ha denunciato l’assenza di azioni concrete per ridurre stragi e sparatorie che non sono più episodi isolati. “I nostri legislatori si trovano di fronte a una scelta che dovrebbe essere facile: il valore della vita umana o quello delle armi da fuoco. Finora non abbiamo assistito a nessuna reale riforma, mentre le vite umane continuano a essere annientate. Se i nostri politici continuano a ignorare il problema e a rifiutarsi di agire per restare fedeli alle lobby delle armi e a un’interpretazione perversa del Secondo emendamento, devono essere rimossi dal loro ufficio”, ha detto a LaPresse la presidente del gruppo per il controllo delle armi Patricia Brigham, evidenziando l’esigenza di una rapida riforma legislativa. Il Washington Post ha diffuso un dato allarmante: negli Stati Uniti il numero delle armi possedute da civili (oltre 393 milioni) supera nettamente quello della popolazione totale americana (326 milioni). Secondo dati forniti dallo Small Arms Survey del Graduate Institute of International and Development Studies di Ginevra, il possesso mondiale di armi da fuoco è pesantemente concentrato negli Usa. Ad esempio, nel 2017 gli Stati Uniti avevano il 4% della popolazione mondiale, ma possedevano il 46% delle armi civili. Secondo la ricerca dell’istituto svizzero, con circa 120.5 armi ogni 100 residenti, gli Usa hanno un tasso di possesso più che doppio rispetto alla nazione al secondo posto sulla lista, lo Yemen, che ha 52.8 pistole o fucili ogni 100 abitanti. In termini numerici è l’India il paese più vicino agli Usa con oltre 71 milioni di armi civili. Questi dati non includono, ovviamente, le armi possedute da militari e forze dell’ordine.Un sondaggio Gallup del 2017 ha rivelato che il 42% della famiglie americane possiede armi. Se il numero stimato di famiglie è circa 118 milioni, sono circa 50 milioni quelle che possiedono armi, con una media di otto per famiglia. Circa un terzo degli adulti americani possiede un’arma e la vendita di pistole e fucili è molto aumentata durante la pandemia, periodo in cui il numero di background check per ricevere l’autorizzazione ad acquistare un’arma è salito del 20%. Solo la metà (49%) degli adulti americani ritiene che leggi più restrittive per la detenzione di armi potrebbero portare a una riduzione delle sparatorie di massa. L’opinione pubblica è divisa. In generale, gli americani che vivono nelle aree rurali sono meno favorevoli a politiche restrittive sul controllo delle armi.Il trend delle vendite delle armi negli States ha avuto un’impennata negli anni della presidenza di Obama e un vero e proprio boom negli ultimi due anni, a seguito dell’inasprirsi delle tensioni sociali. Secondo un sondaggio del Pew Research Center, il 48% degli americani ritiene che la violenza armata sia attualmente un grosso problema nel paese. L’aumento del numero di sparatorie dal 2020 è stato spaventoso, con oltre 40mila morti per arma da fuoco l’anno scorso. Il presidente Joe Biden ha ribadito, dopo le stragi di Buffalo e Uvalde, la necessità di limiti più severi per la detenzione e il commercio di armi. Nonostante ciò, la lobby delle armi è più potente che mai. Il problema di fondo è strettamente radicato nell’essenza dello stile di vita del paese e possedere un’arma è uno dei cardini della società americana. Si tratta di un diritto protetto dal Secondo emendamento della Costituzione, secondo il quale “una milizia ben organizzata” è “necessaria alla sicurezza di uno Stato libero” e “il diritto dei cittadini di detenere e portare armi non dovrà essere infranto”. Parole che risalgono al 1791, quando gli Usa erano ancora sprovvisti di un forte esercito e dovevano trovare il modo di difendersi dall’imperialismo europeo. Una norma che sembra obsoleta, ma che tanti americani, in particolare repubblicani, difendono a ogni costo. Anche perché le lobby delle armi promuovono un giro di affari di oltre 240 milioni di dollari annui. Cinquanta tra le prime 100 aziende al mondo per la produzione di armi sono americane.L’apertura della convention della Nra (National Rifle Association) a Houston (Texas) a meno di una settimana dalla strage di Uvalde ha sollevato un’ulteriore ondata di polemiche e proteste in tutto il paese. Centinaia di persone si sono riunite a Houston per manifestare contro le lobby delle armi. I rappresentanti della Nra, la più prominente lobby del settore, rifiutano di riconoscere una connessione tra vendita di armi e sparatorie di massa. Se i leader delle lobby delle armi hanno denunciato una strumentalizzazione delle sparatorie a fini politici, il sindaco di Houston Sylvester Turner si è espresso a favore di politiche più restrittive al riguardo. “So che ci sono tante persone che ritengono che ci siano troppe armi in giro”, ha detto Turner, “sono d’accordo con voi. Tante persone credono che sia necessario un divieto alle armi d’assalto. Sono d’accordo. Tante persone pensano che i diciottenni non dovrebbero essere autorizzati a acquistare armi. Sono d’accordo”. In un paese in cui il numero di persone con problemi mentali e disturbi della personalità è incredibilmente elevato, la facilità di accesso alle armi e detenzione delle stesse è ancor più allarmante e pericolosa. Se il 2021 è stato l’anno record della violenza armata con 693 sparatorie di massa (con 4 o più persone colpite), il 2022 sembra continuare nella stessa direzione.
Di Valeria Rubino