MILANO – L’incertezza è la cifra distintiva dello scenario economico europeo e italiano da quando è scoppiata la guerra in Ucraina, e il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco l’ha ricordato intervenendo al Festival internazionale dell’economia di Torino. “La situazione è molto incerta, anche nelle conclusioni finali i due termini che più ho utilizzato sono Ucraina e incertezza. È sempre difficile fare previsioni e valutazioni”, sottolinea Visco nel suo intervento, aggiungendo che “la situazione è sicuramente più sfavorevole di quello che avevamo anticipato anche fino a gennaio scorso. Con la guerra abbiamo sbagliato e non siamo grandi esperti di geopolitica però molti non hanno capito”.
Dall’altro festival dell’economia a Trento, il ministro per la Pubblica amministrazione Renato Brunetta sembra però contraddirlo, “Lo dico: la crisi economica non c’è. Il Pil del primo trimestre è pari allo 0,1 per cento. Se anche il prossimo trimestre sarà ancora positivo andremo verso un +3 per cento sull’anno”.
Visco precisa che le precedenti valutazioni sulla crescita italiana “si basavano sulla forza del Pnrr e di tutto ciò che i programmi hanno in cantiere per l’Italia, che siano programmi di infrastrutture pubbliche o riforme utili per l’attività privata”. Possibile dunque che la portata della crescita si stia effettivamente ridimensionando, come indica oggi l’indagine rapida Csc di Confindustria, che restituisce un panorama “in flessione a maggio (-1,4%), dopo l’arretramento in aprile”.
Ancora una volta pesano i costi energetici e le difficoltà di approvvigionamento, per cui “si avrebbe così una contrazione già acquisita di -0,6% della produzione industriale” nel secondo trimestre dell’anno. L’intervento del governatore di palazzo Koch ha dato spazio anche al tema dei salari: “Bisogna aumentare la produttività e bisogna far crescere di più. Se si cresce, i salari crescono”.
Visco si è mostrato anche possibilista rispetto al salario minimo, che “se ben studiato, è una buona cosa”. “Il rischio sta nel livello perché se è eccessivo può portare a non occupare persone che potrebbero invece voler lavorare al di sotto di quel livello e che hanno una produttività sostanzialmente in grado di non arrivare a quel livello lì, ma credo non sia una cosa così importante. Quello che è importante è non legare al salario minimo ad automatismi che poi ci possono costare”, ha osservato Visco, trovandosi in questo caso d’accordo con Brunetta, per il quale “chi dice che bisognerebbe tornare alla scala mobile dice una stupidaggine”.(LaPresse)