NAPOLI – Marco Mazzucconi è un giovanottone alto, ben piantato. Il suo accento milanese sorprende l’utente che interloquisce con lui, impiegato allo sportello di un ente pubblico, a Napoli. Ha sposato una napoletana e ora vive qui, ha quattro figli e una storia da raccontare: “I bambini – dice – vittime innocenti, il capro espiatorio degli errori e delle violenze di ogni tipo degli adulti. Ne so qualcosa: per anni ho subito violenze sia fisiche che psicologiche. La mia mamma, la donna che mi doveva amare ed accudire mi ha maltrattato praticamente tutti i giorni fino a quello in cui il tribunale di Milano ha deciso di togliermi dalle sue mani”. Marco parla con tranquillità, la sua bella famiglia, il suo lavoro, lo hanno aiutato a superare quel trauma. Non a dimenticarlo: “All’età di quasi dieci anni – prosegue – sono stato adottato in modo particolare: quella che mi ha accolto era una di quelle famiglie speciali che aveva deciso di mettersi a disposizione del tribunale dei minori per ogni tipo di necessità. Senza sapere nemmeno chi fossi, hanno deciso di adottarmi e di farmi diventare il loro figlio. Si chiamava ai tempi Adozione d’urgenza. Così mi pare di ricordare dalle spiegazioni che mi sono state date”. Poi la cronaca, le storie di bambini strappati ai loro genitori senza motivo, lo ha scosso: “Ho conosciuto i fatti di Bibbiano – sospira Marco – tramite la televisione e ancora prima i fatti della Bassa modenese: il cuore ha incominciato a battere forte e i ricordi della mia infanzia venire fuori. Dentro di me mi dicevo: non può essere vero”. Così Marco ha iniziato a svolgere una attività sociale, a occuparsi delle madri che rischiano senza aver alcuna colpa di vedersi portare via i figli. Presiede un’associazione, “Il mondo alla rovescia”, a Napoli, che si occupa di solidarietà a tutto tondo, ovviamente sostenendo anche le madri che lottano per non vedersi strappare ingiustamente i figli.
“A me – racconta Marco – non è successo nulla di quello che ho sentito raccontare di una mia amica, mamma accusata di fatti gravissimi e che ha perso i figli a causa dell’assistentato sociale. Ho vissuto con la mia per nove anni, anche se forse dovevo essere portato via prima di arrivare all’adozione. Ma si cercava sempre di preservare la famiglia d’origine. Il figlio doveva stare con la famiglia naturale. I casi come il mio e quelli meno gravi in Italia sono tantissimi. C’è quello di un’altra mia amica che, da come ci racconta, vive una situazione da incubo. Ha avuto la bambina in lockdown. Il rapporto con suo marito non era dei migliori tanto che sono arrivati al punto di separarsi. Il tentativo di toglierle la casa coniugale da parte del marito è andato male. Così da quel momento ha fatto di tutto per far intervenire il tribunale, gli assistenti sociali con perizie, per farla passare come una malata mentale. La loro casa ha diversi problemi. Entra l’acqua dal tetto quando piove, ma lui non la aiuta con le spese. Le accuse da parte dell’ex marito sono di vario tipo, tutte volte a danneggiarla e a farle togliere la bambina dagli assistenti sociali. Adesso la situazione è veramente delicata: dovrà comparire in tribunale per difendersi dal papà di sua figlia, dai servizi sociali e da un sistema che non tutela la mamma e suo figlio”. Marco soffre mentre racconta queste vicende, ma il suo impegno non ne risente. Ha deciso di dedicare la sua vita agli altri, partendo da una sofferenza personale incredibile. Un piccolo eroe dei nostri giorni.
“Io, adottato, ora difendo le mamme”
Mazzucconi (‘Il Mondo alla rovescia’): “Quando i genitori si separano ne soffrono soprattutto i figli”