ROMA – Dimissioni respinte. Sergio Mattarella rinvia alle Camere Mario Draghi, riportando la crisi nel binario Parlamentare. Il capo dello Stato, chiamato in causa, dunque, (ri)prende in mano l’iniziativa, che fu sua già all’origine, quando decise – nel febbraio del 2021 – di portare a palazzo Chigi l’ex capo della Bce. Un governo di unità nazionale, per il quale l’inquilino del Colle aveva chiesto con forza ‘responsabilità’ a tutti i partiti che intendevano sostenerlo, con un unico obiettivo: quello di portare il Paese fuori dall’emergenza economica, sanitaria e ora anche dalla crisi energetica causata del conflitto in Ucraina.
E’ infatti ancora la stabilità della nazione il faro che guida il presidente della Repubblica, che non guarda alle fibrillazioni interne ai partiti, piuttosto agli effetti deleteri che potrebbero avere circoscritti ‘egoismi’. Non a caso i venti di crisi, già prima del colloquio interlocutorio del primo pomeriggio al Quirinale, avevano fatto schizzare lo spread alle stelle e fatto calare rovinosamente la borsa. Senza contare il viaggio – confermato – del presidente del Consiglio ad Algeri di lunedì e martedì, durante il quale saranno siglati importati accordi sul gas. Mattarella è pragmatico, non ha tempo di curarsi delle fibrillazioni politiche, guarda i fatti e pur comprendendo la fatica di Draghi nel dover tener insieme anime così diverse, non può che constatare che in parlamento la maggioranza c’è ancora. Insomma in un quadro di politica interna delicato, con il Covid tornato a bussare alla porte del Paese, e le tensioni sociali altissime, Mattarella riporta il dibattito nella sede più appropriata, il Parlamento, con la speranza che la crisi possa anche trovare una soluzione. E’ dunque l’ennesimo richiamo del presidente alla responsabilità politica dei singoli partiti, consapevole che la strada rischia di essere stretta, ma che tuttavia va fatto il tentativo di percorrerla. E’ di questo che Mattarella ha parlato con Draghi nel primo colloquio, e l’identità di vedute è stata “totale”. Nessuno scontro, il premier è salito al Quirinale proprio per confrontarsi e per trovare una soluzione. E parlamentarizzare la crisi è stata quindi una scelta condivisa, altrimenti le dimissioni del presidente del Consiglio sarebbero state ‘irrevocabili’.
(LaPresse)