TORINO – Una magia di Vlahovic, ancora su punizione, per portare a casa i tre punti. E la zampata di Milik, la prima in bianconero, a tempo scaduto, per sigillare la vittoria. Pur senza convincere la Juve torna a sorridere, resta nei quartieri nobili (e affollati) dell’alta classifica portandosi a meno due dalla Roma sola in vetta. Contro uno Spezia poco incisivo la Vecchia Signora non ruba l’occhio ma al tempo stesso non rischia quasi nulla. Massima resa e minimo sforzo, in una serata in cui brillano per davvero solo l’attaccante serbo – al secondo centro di fila su palla inattiva – e il giovane Miretti, che trascina la squadra con giocate di forza e di tecnica (suo l’assist per il raddoppio del polacco in pieno recupero) su entrambi i lati del campo.
Per il resto, per Allegri c’è ancora tanto da lavorare: Paredes, il nuovo acquisto dal Psg arrivato a gara in corso allo Stadium, potrebbe aiutare i risolvere i problemi del centrocampo, ma nell’immediato preoccupa anche la porta, visto che Szczesny è uscito in barella dolorante alla fine del primo tempo per un problema alla caviglia da valutare ma che non può lasciar tranquilli i bianconeri. Allegri conferma in toto il centrocampo che ben si è destreggiato con la Roma, fa debuttare Gatti al centro della difesa accanto a Bremer e si affida a Kean come esterno offensivo sulla sinistra. Gotti risponde con un 3-5-2 in cui il peso dell’attacco ricade sulle spalle di Gyasi e Nzola.
La partita cambia volto quasi subito, perché al primo vero tentativo i padroni di casa passano in vantaggio. Con lo stesso modus operandi del match con la Roma. Cuadrado si guadagna una punizione, Vlahovic da posizione decentrata sulla destra è letale e pennella una traiettoria imprendibile per Dragowski, segnando la seconda rete di fila direttamente su palla inattiva. I bianconeri insistono, Miretti è elettricità pura per il centrocampo, il deb Gatti – dalla Serie D al palcoscenico dell’Allianz Stadium nel giro di tre anni – gioca con disinvoltura, Vlahovic è un pericolo costante, tra un tiro cross pericoloso e un colpo di testa su corner alto non di molto.
I liguri soffrono, ma dopo mezz’ora di apnea iniziano a prendere confidenza con la partita. La Vecchia Signora infatti con il passare dei minuti perde le redini del gioco, con Locatelli spaesato in cabina di regia – Paredes arrivato a Caselle e di corsa allo stadio per assistere alla partita dei suoi nuovi compagni potrebbe essere la soluzione – e i due esterni Cuadrado e Kean poco concreti e tanto fumosi. L’undici di Gotti non crea vere e proprie insidie, ma dà l’impressione di essere dentro al match, pronto a sfruttare il primo episodio favorevole. La Juve intanto perde per infortunio al tramonto del primo tempo Szczesny (che su un’uscita si fa male alla caviglia ed esce in barella) e neanche dopo l’intervallo riesce a ritrovare la confidenza della prima parte del match.
Lo Spezia è vivo – chiusura decisiva di Bremer su Gyasi e tiro a lato di Nzola in avvio ripresa – così Allegri decide quasi subito di cambiare marcia sostituendo entrambi gli esterni con Di Maria e Kostic. La mossa non sortisce gli effetti sperati, perché a parte il solito Miretti, effervescente su entrambi i lati del campo, i padroni di casa non riescono a chiudere la partita. Anche per merito di Dragowski, che si sporca i guantoni per la prima volta al 21’ su tentativo di Vlahovic, vero e proprio trascinatore. Lo Spezia resta aggrappato al match fino alla fine ma non punge mai, e in pieno recupero soccombe definitivamente: Milik approfitta del buco di Kiwior e Hristov per chiudere i conti. Ed esultare per la prima volta in bianconero.(LaPresse)