PALERMO – Matteo Messina Denaro sarebbe ancora in grado di impartire direttive a cosa nostra. L’indagine dei carabinieri del Ros e del comando provinciale di Trapani che questa notte ha portato all’esecuzione di 70 misure cautelari, ha colpito presunti favoreggiatori e affiliati delle famiglie mafiose si Campobello di Mazara, Mazara del Vallo e Marsala in provincia di Trapani che da 30 anni proteggono la latitanza del superboss di Cosa nostra. Il provvedimento firmato dal gip su richiesta del procuratore aggiunto della Dda di Palermo Paolo Guido è frutto di anni di indagini su esponenti di primo piano dei mandamenti mafiosi di cosa nostra trapanese, soprattutto nella zona di Castelvetrano, roccaforte di Messina Denaro, il quale sarebbe ancora in grado di impartire direttive funzionali alla riorganizzazione degli assetti della suddetta provincia mafiosa. Dalle indagini è inoltre emerso come in provincia di Trapani continui ad essere molto vitale l’attività criminale dei clan, che funzionano nel più rigoroso rispetto delle regole di Cosa nostra, uno dei pochi territori dove resiste l’ortodossia mafiosa.
(LaPresse)