Elezioni, Conte chiude al campo largo: “No ad ammucchiate”. E attacca Draghi: “Non impedì scissione Di Maio”

Foto Cecilia Fabiano / LaPresse Nella Foto: Giuseppe Conte

ROMA – Giuseppe Conte intende continuare la sua corsa in solitaria, anche dopo il voto. Chiude la porta all’ipotesi di un nuovo campo largo proposto del ministro dem Andrea Orlando per governare anche con il terzo polo, qualora il centrodestra non dovesse prevalere. E segna le distanze dai presunti ‘alleati’ tornando ad attaccare Mario Draghi, di cui critica i mancati risultati in Europa, l’ostilità al Superbonus e l’inerzia durante la scissione del M5S provocata da Luigi Di Maio.

Con gli attuali vertici del Pd “il dialogo è chiuso”, ribadisce il leader del M5S, e “il ministro Orlando fa i conti senza l’oste”, perché “chi vota il Movimento 5 Stelle non vota ammucchiate o cartelli elettorali last minute, ma un programma che ci impegniamo a realizzare costi quel che costi”. Conte chiude anche a nuovi governi tecnici, perché serve “un governo politico” mentre la formula “larghe intese ormai equivale a stallo e a tecnica del rinvio”.

Apre invece sulle riforme ma fissando dei paletti: “Siamo disponibili a confrontarci” ma “non si può buttare in campagna elettorale la proposta di un presidenzialismo per prendere i voti”, dice, precisando che quelli ipotizzati dalla stampa con Giorgia Meloni sono “flirt a mia insaputa che respingo nel modo più rigoroso possibile. Non ne so nulla”.

Chiarita la strategia politica, e venendo ai temi, l’avvocato del popolo si lancia all’attacco del premier Draghi. Definisce “immorale”, da parte del governo, non voler intervenire sul Superbonus: “Abbiamo chiesto lo sblocco della circolazione dei crediti” con un emendamento per “30-40mila aziende che rischiano di fallire. È un dovere per lo Stato risolvere questo problema, ma il governo si ostina a non risolverlo”.

Il M5S voterà sì al Dl Aiuti bis, che lo stia bloccando “è una grande menzogna”, ma “il Parlamento deve esprimersi anche su quell’emendamento”. Ma non è la sola critica al presidente del Consiglio che, secondo Conte, “avrebbe dovuto battersi per accelerare le soluzioni in Europa” contro il caro-energia, e invece “non ha ottenuto risultati”.

Quindi l’affondo finale, esteso anche agli ex alleati dem, sulla scissione del Movimento: “Non mi piace indulgere in ricostruzioni complottiste, ma certamente è stato consentito a un ministro degli Esteri, in un momento come questo, di distrarsi dal compito istituzionale per fondare un partito personale”, afferma il leader dei cinquestelle, che alimenta un sospetto: “Come mai Draghi non ha chiamato Di Maio chiedendogli di smetterla di far fibrillare la maggioranza e di terremotarla? Perché il Pd non è intervenuto dicendogli di darsi una calmata? Il silenzio comporta anche delle responsabilità”.(LaPresse)

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome