ROMA – “In nessuna democrazia evoluta l’unica opposizione al Governo è oggetto di sistematici attacchi da parte di Ministri, cariche istituzionali e grandi media. E, soprattutto, in nessuna democrazia occidentale il Governo consente scientificamente provocazioni che potrebbero facilmente sfociare in disordini – durante la campagna elettorale – nelle manifestazioni politiche dell’opposizione”. Giorgia Meloni è un fiume in piena, le contestazioni ricevute domenica, prima a Matera e poi a Caserta, non le sono andate giù.
Dopo il video pubblicato sui social, con il volto segnato dall’irritazione, Meloni consegna ancora a Facebook tutta la sua contrarietà. “Questa gente parla di Europa, ma il loro modello è il regime di Ceausescu. Non ci facciamo intimidire da chi odia la libertà e la sovranità popolare”. La stoccata è indirizzata non solo all’esecutivo ‘incapace’ di tenere sotto controllo l’ordine pubblico, ma soprattutto a Mario Draghi, che ha definito una questione di “credibilità e trasparenza” gli amici che il prossimo governo decideranno di farsi nell’Unione europea.
Meloni ieri ha avuto un colloquio “cordiale” con il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, durante il quale il capo del Viminale ha ribadito la massima attenzione dell’intero governo sulla macchina elettorale. Nessun aspetto escluso. Tuttavia la presidente di Fratelli d’Italia lamenta una situazione che va oltre le normali contestazioni di piazza, ma che – evidentemente – non sono sfociate in comportamenti punibili dalla legge o in atti violenti tali da mettere a rischio l’ordine pubblico. Non si può non notare, però, il cambio di copione di Meloni.
Nell’ultima settimana di campagna elettorale Meloni alza i toni e lo fa anche nei confronti del nemico numero uno Enrico Letta. “Cresciuta in una famiglia matriarcale, presidente di un partito tra omologhi quasi tutti uomini, ho sempre deciso io della mia vita. E io vorrei una società patriarcale? Ma questi testi li scrivi tu? Perché o hai perso il senso della misura o stai pagando qualcuno che ti detesta”, scandisce.
Nel mirino la frase pronunciata dal segretario dem domenica da Lucia Annunziata su Raitre: “Chi dice 3 parole – Dio, Patria, Famiglia – ne intende una sola: patriarcato. Meloni guida FDI perché non contesta ma esalta un modello maschilista e reazionario di società. Femminile non significa femminista”. L’ex ministro della Gioventù ora deve affrontare il rush finale e l’imperativo è ‘non sbagliare’. Per questo la decisione di chiudere a Napoli, venerdì prima del silenzio elettorale, in quel Sud che oggi vede crescere i consensi del Movimento 5Stelle e del suo leader Giuseppe Conte.
Il timore è che in questa parte d’Italia la propaganda pentastellata possa rosicchiare consensi al centrodestra. Per il resto le idee sono chiarissime e palazzo Chigi sembra essere sempre più vicino. “La priorità assoluta è l’aumento dei prezzi energetici” e “chiediamo il disaccoppiamento anche a livello nazionale subito, tra il costo del gas e anche delle altre fonti energetiche, se il governo non dovesse farlo in questi giorni sarebbe il primo provvedimento del nostro governo”, assicura.
Per Meloni l’appuntamento più importante resta la legge di bilancio, su cui Fratelli d’Italia non si farà trovare impreparata: “La sfida è dare segnali sul taglio del costo del lavoro e sulle risorse dell’assegno unico, che noi vorremmo aumentare”. E sulla sintonia di veduta con l’ex capo della Bce – soprattutto in materia economica – Meloni taglia corto: “Solo coincidenze. Siamo una forza responsabile, quando pensiamo una cosa, la diciamo, indipendentemente da chi altro la stia sostenendo”.(LaPresse)