CASAL DI PRINCIPE – L’aver guidato il ramo imprenditoriale del gruppo Sandokan gli è costato una condanna per associazione mafiosa e diversi anni trascorsi in carcere. Parliamo di Nicola Schiavone ‘o russ, 44enne. Tornato in libertà, le sue condotte hanno richiamato l’attenzione degli agenti della Divisione investigativa antimafia che, delegati dalla Procura di Napoli, hanno iniziato a monitorarlo. Dalle sue conversazioni (intercettate) avute con diversi familiari e amici è emerso, secondo la Dia, che fosse ancora titolare di un patto stretto con vari businessman dell’Agro aversano. E alcuni di questi uomini d’affari, ritengono gli investigatori, si dichiarano ancora oggi “a disposizione” di Schiavone. E tra questi, affermano gli agenti, ci sarebbe il 36enne Antonio Caliendo (non indagato ed innocente fino a prova contraria). La Dia ha annotato “costanti e frequenti incontri” che proprio Caliendo avrebbe avuto con ‘o russ. Per quale ragione? Per avviare una nuova attività economica. Stando alla tesi della Dia, l’imprenditore si sarebbe avvantaggiato dei rapporti avuti con Schiavone per l’aggiudicazione di appalti pubblici. A supporto di tale tesi, la Divisione investigativa antimafia ha indicato i lavori per la realizzazione dell’isola ecologica che Caliendo avrebbe ottenuto grazie a ‘o russ (dovrebbe trattarsi di quella, ora in disuso, dislocata lungo via Casino, zona periferica di Casal di Principe). Il focus degli investigatori sulla figura di Schiavone è presente negli atti di inchiesta che hanno portato agli arresti Dante Apicella, alias Damigiana, già condannato per mafia nel processo Spartacus. Secondo la Procura di Napoli, scontata la pena incassata nello storico processo contro il clan dei Casalesi, Apicella avrebbe continuato a mettersi al servizio della cosca attivando una pattuglia di imprese in grado di accaparrarsi appalti pubblici e continuare a garantire denaro agli affiliati. ‘O russ, tornato in libertà tra il 2019 e il 2020, avrebbe preso contatti con Apicella affinché quest’ultimo si impegnasse a fargli recuperare soldi che vantava da altri costruttori: si tratta di imprenditori che grazie alle sue intercessioni, stando alla tesi della Procura, si erano aggiudicati, nel primo decennio del Duemila, vari appalti, ma che non gli avevano versato la quota pattuita. La Direzione distrettuale antimafia ha scelto di non esercitare azione penale nei confronti di ‘o russ, ma non è da escludere che la sua posizione venga affrontata nei prossimi mesi. Ad ogni modo non è stato raggiunto da nuove misure cautelari, come è accaduto, invece, per Apicella e per altri 34 indagati. Schiavone non è neppure tra i 68 che, sempre per l’inchiesta sul ‘sistema Damigiana’ (dove viene ripetutamente citato) ora rischiano il rinvio a giudizio (l’udienza preliminare si celebrerà a metà ottobre). L’imprenditore Caliendo è estraneo all’inchiesta su Apicella e va considerato (concetto che vale anche per ‘o russ e Damigiana) innocente fino ad un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile.
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