ROMA – Cuore e coraggio più che tecnica, tattica e lucidità. Ma, grazie anche ad un Donnarumma stile Europeo che ritrova i superpoteri in Azzurro, possono bastare all’Italia per meritarsi la Finals Four, giocarsi un trofeo il prossimo giugno e provare a mettere in un cassetto la seconda Apocalisse. Dopo il mancato Mondiale, gli Azzurri di Mancini centrano per la seconda volta la semifinale di Nations League superando a Budapest l’Ungheria per 2-0 spinta dal solito Raspadori, al suo quinto gol in azzurro e sempre più una certezza, e da una rete di Dimarco, che celebra la segnatura numero 1.500 della storia azzurra con una grande prestazione.
Serviva vincere per dare una spinta alla ripartenza e al nuovo corso azzurro e l’obiettivo è stato centrato, tralasciando il gioco e l’estetica ma affidandosi alla compattezza del reparto difensivo, alla freddezza sottoporta dell’attacante del Napoli e alla forza d’animo di un gruppo che ha vacillato per larghi tratti del match senza però mai cedere. Lo spirito di squadra ha dunque fatto la differenza, compensando un gioco poco fluido, frutto di un 3-5-2 di tenuta, fatto di fiammate improvvise ma anche di numerosi errori di impostazione che hanno permesso all’Ungheria di essere sempre in partita anche dopo il doppio vantaggio.
L’approdo tra le quattro grandi d’Europa, per una nazionale che il Mondiale lo vedrà in tv, è una bella iniezione di autostima. E non capita spesso di poter inseguire un trofeo continentale senza avversari come Germania, Inghilterra o Francia, che alla fase finale della Nations League non ci sono arrivati. Non c’è il Mondiale ma ancora un futuro in azzurro che può regalare soddisfazioni. Il ct azzurro dà continuità alla difesa e vista l’assenza di Immobile schiera a sorpresa Gnonto titolare in attacco (Scamacca in panchina) accanto a Raspadori, scelta dettata dalla prospettiva di allargare gli spazi e favorire l’inserimento delle due mezzali.
Per il resto confermato il 3-5-2 di San Siro contro l’Inghilterra. Rossi parte con un 3-4-2-1 si affida a nego e Szoboszlai alle spalle del capitano Adam Szalai, alla sua ultima partita con la nazionale magiara, con Fiola e Kerkez sulle fasce. L’Italia, si presenta concentrata, compatta, chiusa ma aggressiva e si costruisce subito un’occasione da rete al 5′: sugli sviluppi di un corner, cross teso di Cristante, papera di Gulacsi che manca una facile presa e deve affidarsi alla reattività di Attila Szalai che spazza sulla linea. Gli azzurri aumentano il fraseggio mentre i magiari, che hanno a disposizione due risultati su tre, attendono nella propria metà campo provando a colpire in contropiede.
I cambi di gioco dei magiari non creano troppi problemi agli azzurri che provano ad attaccare lo spazio con lanci profondi e taglienti nella trequarti. La squadra di Mancini cresce, trova sempre maggiore confidenza e nel momento in cui si sommano errori tecnici da parte di entrambe le squadre, l’Italia trova al 27′ la rete del vantaggio sfruttando le difficoltà tecniche e di palleggio degli avversari. Retropassaggio corto di Nagy, Gnonto vince il contrasto con Gulacsi, arriva Raspadori che ha la freddezza di spostarsi lateralmente il pallone, dribblare difensore e portiere e di interno sinistro insaccare a porta vuota.
Per l’attaccante del Napoli è la quinta rete in azzurro, la seconda consecutiva in 15 presenze. L’Ungheria prova a scuotersi subito avviando una immediata reazione che crea qualche difficoltà all’Italia che. Dopo aver sfiorato il raddoppio con un diagonale di Di Lorenzo fuori di poco, commette l’errore di disunirsi, allungarsi e chiudersi troppo non riuscendo a tenere più il possesso palla. Qualche brivido di troppo per gli azzurri nel finale della prima frazione e diversi errori in appoggio, soprattutto da Gnonto che viene richiamato spesso dal ct Mancini dal punto di vista dell’esecuzione tecnica.
Nella ripresa i padroni di casa provano a stare più alti mentre gli azzurri diminuiscono il pressing e corrono subito un rischio. Serve tutta la classe ritrovata di Donnarumma per negare il pareggio agli ungheresi. Il portiere azzurro è decisivo prima su Styles, poi è ancora più reattivo sul tap-in sottomisura di Szalai. L’Italia trema ma un minuto dopo confeziona un’azione capolavoro che le vale il raddoppio.
Filtrante di barella per Cristante che con un cross basso offre la possibilità a Dimarco di arrivare in corsa da quinto da sinistra e appoggiare in rete al 52′. Il match per la squadra di Mancini potrebbe essere in discesa ma ci pensa ancora Donnarumma, con un’altra parata capolavoro, a ricacciare indietro gli ungheresi. Su un cross perfetto Styles sottoporta colpisce di testa e il portiere d’istinto respinge con il ginocchio sulla linea con il corpo. E’ un altro campanello d’allarme che manifesta le difficoltà degli Azzurri.
L’Italia infatti fatica a gestire la palla, sbaglia una infinità di palloni, concede le chance agli ungheresi di rientrare in partita. Nessuno attacca la profondità e Mancini si sbraccia, chiedendo di non chiudersi, di avere lucidità, freddezza, gestione del gioco. Il ct fa uscire Raspadori per Scamacca e Jorghino per Pobega, dopo aver fatto uscire Gnonto per Gabbiadini. Gli ultimi 20 minuti sono di sofferenza. Ma l’Italia c’è. Regge l’urto e si regala a giugno una piccola soddisfazione. Con tanta voglia di rinascita.(LaPresse)