NAPOLI – Sorti incerte per il Pd dopo la sconfitta elettorale, mentre gli alleati chiedono di fare piazza pulita e formare un nuovo partito. Domani la riunione della segreteria provinciale a Napoli e subito dopo la resa dei conti. A prometterla, stando a voci di partito, sono i consiglieri regionali (fra i quali il capogruppo Mario Casillo e il presidente dell’assemblea Gennaro Oliviero) che pare abbiano deciso di ricompattarsi per pretendere di avere maggiore voce in capitolo rispetto alle scelte future del partito tanto in fase congressuale, quanto al momento di comporre le liste. Certo le rivendicazioni andranno tarate in base a quello che sarà del Pd. Continuerà a esistere? Il simbolo verrà cestinato per dar vita ad un nuovo contenitore? Se quello che sostiene Enrico Letta è reale, si va verso una nuova fase costituente più che verso il ‘classico’ congresso. E anche su questo, sono diverse le proposte che potrebbero avanzare i dem campani. A partire da quella di chiedere una commissione di esperti in grado di sedersi attorno a un tavolo e definire identità e valori del prossimo partito. Proposta che in termini simili coinvolgerebbe anche esponenti degli alleati. Le prossime giornate saranno quelle della discussione, vera o presunta. Prima con la segreteria provinciale convocata dal segretario Marco Sarracino, poi con la conferenza stampa del commissario regionale Francesco Boccia e infine con la richiesta, che pare arriverà ufficialmente nei prossimi giorni, di convocare un’assemblea regionale, anche se nei fatti dopo il commissariamento l’assemblea non esiste.
In attesa di capire come evolverà la situazione non ci sono solo i piddini, ma anche esponenti di altre forze politiche che sono state loro alleate alle scorse Politiche come. “Le piccole patrie a sinistra non hanno troppi spazi – ha detto Arturo Scotto, coordinatore di Articolo Uno, che dopo cinque anni torna in Parlamento – La proposta di Letta di una fase costituente va compresa, precisata e studiata, ma rappresenta un passo oggettivo in avanti. Per adesso il nostro è un sì condizionato: non ci si iscrive al Pd, ma al percorso costituente di un nuovo soggetto”. In pratica i partiti minori guardano con interesse a quello che succede nel Pd per confluire, laddove nascesse, nel nuovo contenitore politico che per molti significherebbe un ritorno a casa. “L’8 ottobre si riunirà la direzione nazionale di Articolo uno – ha aggiunto Scotto – per analizzare il voto e valutare la proposta che viene avanzata da Letta. Chiediamo da tempo di promuovere una nuova soggettività politica, con un coinvolgimento di mondi diversi dalla sinistra tradizionale e che metta in discussione nome, simbolo e modello organizzativo. Serve uno spazio comune per chi milita a sinistra ma non ha una casa: né il Pd né Articolo uno né le altre realtà. Quanto più larga sarà la chiamata quanto più il percorso costituente sarà vero”.
Considerata la percentuale a una cifra di Articolo 1, è chiaro che fa gioco sperare in una fusione con i dem che dipenderà da diversi fattori. “Occorre prima di tutto velocità nell’organizzare subito il dialogo con le altre forze di opposizione, con un coordinamento – ha concluso Scotto, richiamando la proposta che vorrebbero avanzare alcuni dem di creare una commissione di esperti – in autunno ci saranno passaggi cruciali su guerra, caro bollette e rischio disgregazione dell’Ue, attacco ai diritti e presidenzialismo, attacco al lavoro e al reddito. Ma serve anche progressività nella ricostruzione della sinistra: serve una grande riflessione nel Paese, non possiamo fare tutto di fretta”.
Pd in sospeso, gli alleati chiedono di azzerare tutto
Scotto (Articolo Uno): "Serve un nuovo partito per la sinistra"