All’interno dell’Amministrazione Usa si sta discutendo in questi giorni sulla minaccia nucleare lanciata da Vladimir Putin, sui possibili scenari e sull’eventuale risposta occidentale. Gli analisti, riporta il New York Times, dubitano che l’impiego di armi nucleari tattiche possa comportare dei vantaggi militari significativi per Mosca, al di là del potere di intimidazione che deriva dalla minaccia del loro impiego. L’uso di un’arma tattica sarebbe per Putin un tentativo estremo di fermare la controffensiva delle forze di Kiev, minacciando di rendere inabitabili parti del territorio ucraino. Le modalità di impiego potrebbero però variare molto.
I russi, secondo gli analisti, potrebbero lanciare un proiettile da 150 millimetri, armato con una testa nucleare, da un sistema di artiglieria posizionato all’interno dell’Ucraina, oppure una testata da mezza tonnellata, con un missile lanciato dal territorio russo. Gli obiettivi potrebbero essere una base militare ucraina o una città di piccole dimensioni. La capacità di distruzione e la diffusione delle radiazioni dipenderebbero da una serie di fattori che vanno dalla dimensione dell’arma impiegata ai venti. E tuttavia, anche un’esplosione nucleare di dimensioni contenute provocherebbe migliaia di morti e renderebbe l’area dell’impatto inabitabile per anni.
I vantaggi, per Putin, verrebbero però ampiamente superati dagli svantaggi che una simile decisione comporterebbe. La Russai diventerebbe un paria internazionale e l’Occidente potrebbe finalmente convincere Cina, India e gli altri Paesi che non hanno aderito al regime di sanzioni a schierarsi finalmente contro Mosca, interrompendo gli acquisti di gas e petrolio. Inoltre, i venti potrebbero portare le radiazioni nucleari all’interno del territorio russo.
Le simulazioni al computer effettuate in questi mesi dal Pentagono, dai laboratori nucleari Usa e dalle agenzie di intelligence hanno tentato di tracciare dei possibili scenari, anche in relazione all’eventuale risposta degli Stati Uniti. La reazione Usa, hanno spiegato le fonti del Nyt, varierebbe a seconda del berasaglio scelto da Putin: una base militare ucraina, una piccola città, o un’esplosione “dimostrativa” nel Mar Nero.
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