La recessione in Italia potrebbe prendere forma già nei primi mesi del prossimo anno. A prevedere una decisa frenata dell’economia è l’agenzia di rating Moody’s che nel suo periodico rapporto dedicato al settore bancario, mette nero su bianco le negative prospettive di crescita per il prossimo anno, quando la crescita potrebbe risultare stagnante. Dopo un Pil previsto quest’anno al 2,7%, nel 2023 l’Italia dovrebbe segnare una crescita zero, prevedono gli analisti di Moodys’ nel loro report. E ciò perchè il nostro Paese sconterà “l’impatto della crisi in Ucraina, della crisi energetica e dell’alta inflazione”.
Molto cauto sull’argomento anche il presidente di Confindustria Carlo Bonomi intervistato da RadioRai. “Non so se ci sarà una vera e propria recessione ma tutti stanno dicendo che c’è un forte rallentamento. Peraltro è vero che l’ultimo dato del Pil è positivo ma non crogioliamoci e guardiamo gli altri dati. Il Pmi oggi dice che in Italia a ottobre è calato il potere d’acquisto delle imprese a 46,5%, sotto le stime”.
Il riferimento di Bonomi è dedicato ai dati sull’attività manifatturiera in Italia scesa a 46,5 punti a ottobre, rispetto ai 48,3 punti di settembre. Si tratta del quarto calo mensile consecutivo, ma anche del calo più rapido della produzione manifatturiera e dei nuovi ordini dalla primavera del 2020, quella in cui si avviò l’epidemia di Covid-19. “Ad ottobre – commenta Lewis Cooper, economist di S&P Market – continuano a deteriorarsi le condizioni del manifatturiero in Italia, con il settore che è crollato sempre più in contrazione per il declino più rapido della produzione e dei nuovi ordini. La debolezza della domanda è stato il fattore chiave che ha costretto le aziende a rinviare o cancellare gli acquisti, causando il forte crollo dell’attività degli acquisti e, di conseguenza, la contrazione dei fattori produttivi presso i magazzini.
Nel suo report Moody’s concentra invece l’attenzione sulle banche in Italia e in Europa rilevando che “le prospettive per i settori bancari in Repubblica Ceca, Germania, Ungheria, Italia, Polonia e Slovacchia sono cambiate da stabili a negative poiché la crisi energetica, l’inflazione elevata e l’aumento dei tassi di interesse indeboliscono la crescita economica”. “Abbiamo modificato le prospettive in negativo per sei settori bancari poiché prevediamo un ulteriore deterioramento delle condizioni operative, indebolendo la qualità dei prestiti, la redditività e l’accesso ai finanziamenti delle banche, sebbene l’impatto varierà da paese a paese”, ha sottolineato Louise Welin, VP- Senior Credit Officer, presso Moody’s. “Le economie sono colpite dalla crisi energetica e dall’elevata inflazione in seguito all’invasione russa dell’Ucraina. L’aumento dei prezzi influenzerà l’affidabilità creditizia di molte imprese e famiglie, innescando la formazione di nuovi prestiti problematici”.
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