CATANIA – Restano nel porto siciliano le navi Ong cariche di migranti giunte tra sabato e domenica: si tratta della Humanity 1 e della Geo Barents, da cui sono stati fatti scendere i più fragili e una donna incinta.
La situazione
Sulla Humanity restano a bordo 35 persone dei 179 migranti soccorsi. Ben 144 sono stati fatti scendere in quanto ritenuti dalla Commissione medica dell’Usmaf più “fragili”. Sulla Geo Barents, nave di Medici Senza Frontiere, ne restano 215 dopo che 375 sono stati fatti defluire per lo stesso motivo, tra bambini, donne incinte e nuclei familiari con minorenni. Tutti alloggiano nell’impianto sportivo comunale del Palaspedini, situato nel rione Cibali.
Ma a largo delle coste catanesi insistono già da giorni altre due navi delle Ong: si tratta Rise Above, battente bandiera tedesca, con 90 persone a bordo, e la norvegese Ocean Viking, con 234 profughi.
Traffici da stroncare
Secondo il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, “chi è a bordo di quelle navi paga circa 3mila dollari, che diventano armi e droga per i trafficanti. Sono viaggi organizzati sempre più pericolosi. Bisogna stroncare il traffico non solo di esseri umani che è già grandissimo, ma di armi e droga legato al traffico di esseri umani”.
L’accoglienza
Per l’accoglienza dei migranti sono scesi in campo sia l’arcivescovo di Catania, la Caritas diocesana e la Comunità di Sant’Egidio Mons. Luigi Renna si è augurato che “l’accoglienza sia totale, tenendo conto che coloro che sono rimasti a bordo, provengono da situazioni di grave disagio, oltre che da molti giorni di navigazione”. In collaborazione con il vicedirettore della Caritas e Emiliano Abramo della Comunità di Sant’Egidio l’arcivescovo ‘de visu’ ha “potuto constatare il grande lavoro dei medici e delle forze dell’ordine, volto a dare accoglienza in maniera dignitosa a tutti, e in modo particolare ai più fragili. L’ascolto della storia di alcuni migranti rivela lo stato di sofferenza dal quale provengono e la speranza di trovare finalmente un futuro diverso”.
Rivedere il criterio
Secondo monsisgnor Renna “il criterio della selezione adottato finora deve essere rivisto dal legislatore, perché mentre mette in sicurezza alcune fasce di persone più bisognose di cure immediate, esclude chi presto potrebbe giungere all’esasperazione, perché nella fuga dal proprio Paese ha intravisto un barlume di speranza per il proprio futuro. Le esigenze espresse dal ministero dell’Interno, di vedere l’Italia non lasciata sola di fronte al numero ingente di migranti che bussano alle porte dell’Europa è più che giusta, ed ha bisogno di soluzioni politiche, soprattutto di una urgente revisione della Convezione di Dublino; ma evidentemente non si può aspettare la conclusione dell’iter di un dibattito politico e legislativo senza nel frattempo mettere in sicurezza l’esistenza di tante persone”.