“La discussione” sulla data delle primarie del Pd “per me sta diventando francamente incomprensibile. La questione è abbastanza semplice: o si fa la costituente e si costruiscono le condizioni per un’apertura oppure si fa un congresso ordinario e si seguono dei tempi che possono essere anche più stretti. Questo mi sembra il punto. Francamente mi interessa poco una settimana in più, una settimana in meno. Non c’è nessuna volontà di diluire i tempi per ragioni oscure: il numero delle candidature non cambierà per una settimana in più o una settimana in meno”. Così Andrea Orlando, deputato Pd e tra i leader della sinistra del partito, intercettato dai cronisti alla Camera. “Il tema è: la competizione” interna e “l’apertura del partito all’esterno sono due cose che in contemporanea non si tengono. Nessuno – aggiunge – si avvicina a un partito che si sta contando. Bisogna decidere esattamente cosa si vuole fare: l’unica cosa che non si può fare è sovrapporre questi due schemi”. L’idea di Enrico Letta di invertire la fase delle primarie e quella costituente? “Questo può essere un altro schema – risponde Orlando – la cosa che non si può fare è fare le due cose insieme. Puoi fare prima una e poi l’altra: avrebbe avuto più senso una costituente e poi un congresso secondo me, oppure un congresso e poi la costituente. Il congresso serve per scegliere la leadership e la costituente serve per scegliere quale partito. Ognuna delle cose è impegnativa fatta singolarmente, farle insieme può segnare un cortocircuito”.
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