ACERRA – Cosimo Nicolì (nella foto al centro) ha iniziato a collaborare con la giustizia. Il 45enne è accusato di aver partecipato all’omicidio di Pasquale Tortora (nella foto a destra), avvenuto il 20 maggio 2020. Con lui avrebbero avuto un ruolo nel raid di morte Andrea Aloia, 23enne, Bruno Avventurato, 47enne, Giancarlo Avvenutrato (nella foto a sinistra), 35enne, e Ferdinando Rago, 43enne. Nicolì e gli altri 4 ieri hanno affrontato l’udienza preliminare che rischia di trascinarli a processo con l’accusa di omicidio con l’aggravante mafiosa. E proprio durante quella seduta il pm Giuseppe Visone ha comunicato il via al percorso di collaborazione con la giustizia intrapreso da Nicolì (che era collegato con l’aula del Tribunale di Napoli da ‘località protetta’). Il 45enne, in realtà, rappresenta il secondo ‘pentimento’ innescato dall’indagine sul delitto Tortora. A novembre, infatti, è stato reso noto lo start alla collaborazione anche di Giancarlo Avventurato. I due neo-pentiti e gli altri tre imputati vennero arrestati dai carabinieri del Nucleo investigativo di Castello di Cesiterna lo scorso 20 maggio su ordine del gip del Tribunale di Napoli. L’attività, coordinata dalla Dda partenopea, ancor prima delle collaborazioni con la giustizia, riuscì a far luce sull’assassinio di Tortora. Un omicidio dettato, stando alla tesi della Procura, da due motivi: vendicare l’uccisione di Giuseppe Avvenutrato, fratello di Bruno, di cui si riteneva responsabile proprio Tortora, e siglare, con quel sangue, l’intesa tra il clan che orbitava intorno a Nicolì, attivo ad Afragola, e quello diretto dagli Avventurato di Acerra.
L’udienza preliminare riprenderà a gennaio.
Si è pentito il boss Cosimo Nicolì
E’ accusato dalla Dda di aver partecipato all’omicidio di Pasquale Tortora