NAPOLI – Gli agenti di polizia si sono regalati un bel colpo per Natale, mettendo fine alla latitanza di uno degli elementi di spicco del clan Di Lauro, storico gruppo criminale, che pare sia ancora attivo. Ieri pomeriggio nella zona dello Chalet Bakù a Scampia, i poliziotti hanno accerchiato e catturato Raffaele Paolo. Il 52enne, conosciuto negli ambienti della malavita organizzata con il soprannome di “o’ rockets’, era in compagnia di una donna. Erano circa le 13.30 quando la sua condizione di latitante è giunta alla fine. Adesso le indagini dei poliziotti sono rivolte a scoprire la rete di protezione di cui il 52enne si è servito da luglio, da quando era stato dichiarato irreperibile, a ieri. Gli investigatori, inoltre, vorrebbero capire perché uno degli elementi di spicco del clan Di Lauro sia uscito allo scoperto per recarsi allo Chalet Bakù, uno dei territori occupati dagli Scissionisti. Pare che Paolo non fosse armato. Sembrerebbe che non abbia opposto resistenza all’arresto. A suscitare maggiore curiosità, però, è il fatto che uno dei principali narcos della cosca di ‘Ciruzzo o’ milionario’ non avesse con sé nemmeno un’arma in territorio nemico. Secondo le prime indiscrezioni, pare che il 52 volesse ribadire agli uomini appartenenti ai clan in azione in quella zona della periferia Nord di Napoli la volontà di prendere le distanze dalla scelta del figlio Pasquale di diventare collaborazione di giustizia. Una decisione che non ha mai trovato l’appoggio del padre. Di conseguenza ‘o’ rockets’ avrebbe deciso di incontrare gli attuali capi degli Scissionisti per chiarire una volta e per sempre la questione. Ovviamente nessuna ipotesi sulla presenza dell’ormai ex latitante a Scampia è esclusa. Difficile, però, pensare che un narcos così esperto, latitante da pochi mesi, avesse potuto scegliere di tornare vicino casa per le feste di Natale.
Acciuffato nel covo dei Raia
I lavoro degli investigatori su Raffaele Paolo, catturato ieri a Scampia, non è finito con l’arresto del 52enne, irreperibile da luglio. Adesso i poliziotti cercheranno di scoprire come abbia fatto ‘o’ rockets’ a far perdere le proprie tracce per cinque mesi e soprattutto perché proprio ieri abbia deciso di uscire allo scoperto in territorio nemico. Infatti uno degli elementi di spicco del clan Di Lauro è stato intercettato ieri nella zona dello Chalet Bakù, attualmente sotto il controllo della cosca dei Raia. Infatti gli arresti effettuati una decina di giorni fa dagli agenti di polizia avevano fatto luce sull’avanzata della cosca, intenzionata a cacciare dal quartiere i Notturno, considerati in declino. Gli uomini del clan intimavano i nemici a lasciare le proprie abitazioni con pestaggi e con incendi appiccati nei pressi delle proprie abitazioni. Adesso gli investigatori intendono capire quale possa essere il collegamento con Raffaele Paolo e i Raia.
Gruppo criminale capace di resistere alle spallate dello Stato e alle faide
C’è chi quando legge o ascolta il nome del clan Di Lauro crede che si tratti di un cartello camorristico che appartiene al passato. Anche se gli elementi di spicco sono stati arrestati (vedi Paolo Di Lauro e il figlio Marco, l’ultimo che mancava all’appello negli istituti penitenziari italiani) o sono morti, come Cosimo Di Lauro, deceduto nel carcere di Opera alcuni mesi fa, la cosca ha dimostrato di saper resistere all’usura del tempo. Circa 20 anni fa. Il gruppo criminale passò dalla strategia dell’ombra voluta da ‘Ciruzzo o’ milionario’, fondatore del clan di Secondigliano, a quella del terrore, decisa dal figlio Cosimo. Adesso, pare che gli uomini che hanno assunto il comando della cosca siano tornati al passato. Gli affiliati al clan Di Lauro hanno riaperto le piazze di spaccio nella periferia Nord di Napoli e soprattutto hanno diversificato gli investimenti, cercando di riciclare i soldi sporchi di sangue con operazioni di alta finanza. Ma al momento non sono stati ancora compiuti passi falsi che possano mettere le forze dell’ordine sulle tracce di chi sta muovendo i fili con Paolo e Marco (nella foto) in carcere. Gli investigatori, però, non mollano la presa. Sanno che i camorristi spesso incappano in errori, come quello commesso da Raffaele Paolo, catturato ieri dagli agenti di polizia a Scampia dopo cinque mesi di latitanza. Il 52enne ha messo un piede in fallo. Potrebbero farlo presto anche altri.
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