NAPOLI – I soldi per migliorare le strutture sanitarie ci sono, ma la Regione guidata dal governatore Vincenzo De Luca non li spende e lascia inutilizzati 125 milioni. Nella seduta di consiglio regionale convocata per mercoledì e incentrata sulle interrogazioni a risposta immediata (question time) il consigliere del gruppo misto Maria Muscarà chiederà di fare luce su una vicenda sconcertante. Il decreto Rilancio del maggio 2020, per rafforzare l’offerta sanitaria delle Regioni e combattere la pandemia, stanziò fondi per “la riorganizzazione e il potenziamento delle attività in regime di ricoveri e in terapia intensiva e di emergenza”.
Il tesoretto
La somma disponibile per la Campania ammonta a 163 milioni e 813mila euro. Alla fine dell’anno scorso, la Muscarà ha chiesto spiegazioni sull’impiego di questi fondi e il direttore generale per la Tutela della salute ed il Coordinamento del sistema sanitario regionale Antonio Postiglione ha risposto che la Regione aveva speso fino a qual momento 38 milioni e 913mila euro. La Muscarà chiede quindi “se i circa 125 milioni di euro rimanenti e non spesi sono ancora nella disponibilità della Regione Campania e come e quando verranno impegnati”.
L’analisi di Eliseo
“Dopo mesi di insistenze – nota Antonio Eliseo, responsabile regionale del sindacato Nursind – abbiamo ottenuto udienza nella quinta commissione consiliare, per parlare di questa e di altre vicende. Neanche il 30% dei fondi a disposizione sono stati utilizzati, secondo quanto ammette la stessa Regione. E c’è un’altra circostanza incredibile: ai 163 milioni del decreto Rilancio la Regione ha aggiunto altri 14 milioni e 700mila euro stanziati nella Finanziaria. Intanto, la situazione nelle strutture sanitarie, e particolarmente nei posti di pronto soccorso, non è più gestibile e adesso tutti si stanno accorgendo che il sovraffollamento è un problema fondamentale. Si continua a parlare di medicina territoriale, ma anche in questo settore ci sono centinaia di milioni da spendere per il potenziamento della rete territoriale e la realizzazione di case della salute e ospedali di comunità”.
I “contenitori vuoti”
La preoccupazione del sindacato è che “si finisca con il costruire contenitori vuoti, se la Regione non sarà in grado di dotarli di risorse umane”. Va stabilito, aggiunge il sindacalista, “quanti posti letto siano effettivamente disponibili rispetto ai numeri dichiarati dalla Regione: su questo dato viene stilato il piano triennale di fabbisogno del personale” e quindi si decidono le assunzioni.
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