NAPOLI – Alle elezioni comunali di maggio il Pd deve aprirsi alle alleanze: le divisioni portano solo alla sconfitta. Lo dichiara il deputato e coordinatore di Articolo 1 Arturo Scotto, intervistato da “Cronache” all’indomani delle primarie del Partito democratico, dove ha sostenuto la mozione di Elly Schlein risultata vincente.
Nonostante la vittoria, Schlein rischia di trovarsi in minoranza al congresso nazionale, visto che al primo turno i tesserati hanno preferito Bonaccini: come si risolve questa situazione?
Non è così. I delegati all’assemblea nazionale sono stati scelti con le primarie. E dunque Elly ha la maggioranza che corrisponde ai voti che ha preso tra chi si è messo in fila nei gazebo. Le regole del Pd sono queste, era noto che il passaggio decisivo era quello del 26 febbraio.
Dovrà cambiare qualcosa negli incarichi a livello nazionale, dato che diversi esponenti attuali sono della mozione Bonaccini?
Questo lo deciderà Elly, io penso che la priorità sia la politica: occorre andare avanti con il processo costituente aperto in questi mesi per un nuovo Pd, dando la possibilità a tante e tanti di militare dentro un partito dove passi finalmente aria fresca. Per me conta un dato: dobbiamo riappropriarci della questione sociale che in questi anni ci hanno scippato i cinque stelle e persino la destra. Non esiste sinistra senza la questione sociale.
Alle elezioni comunali di primavera quale sarà la linea? Si aprono nuovi spazi per l’alleanza con i 5 Stelle e in quali termini?
C’è una lezione che ci insegna il voto alle elezioni politiche del 25 settembre e le recenti elezioni regionali in Lombardia e Lazio: divisi si perde e si perde male. Inoltre si alimenta l’astensionismo perché i nostri elettori ci dicono chiaramente: se non ci credete voi che dovreste dirigere la baracca, per quale motivo dovremmo crederci noi? Dunque, serve mettere in campo qualcosa sul lato delle alleanze, partendo da una piattaforma chiara sul lavoro, il clima, i diritti. La destra è minoranza nel paese ma ha la stragrande maggioranza dei seggi e delle regioni. Rovesciare questa tendenza passa per la capacità di mettere in campo un’alternativa credibile.
Con l’affermazione della Schlein il progetto di Grande centro potrebbe riprendere consistenza e includere moderati provenienti dal Pd, come Fioroni. Cosa ne pensa?
Che cosa è il centro nel tempo di una società dove la frattura sociale è così grande che lo stesso ceto medio si è ristretto? Cosa è il centro nel tempo dei cambiamenti climatici violenti che mettono a rischio la vita stessa di intere specie sulla terra? Cosa è il centro quando la stragrande maggioranza dei giovani di questo paese non ha un lavoro stabile? Io penso che in questo momento la politologia non aiuti a capire gli sconvolgimenti della società italiana. Questo modello di sviluppo che mangia l’eco sistema e produce diseguaglianza è estremista, i moderati sono quelli che lo vogliono cambiare dalle fondamenta. Non quelli che pensano che vada tutto bene madama la marchesa.
Le primarie aperte anche ai non iscritti garantiscono un’ampia partecipazione, ma presentano il rischio di inquinamento del voto da parte di altre forze politiche. Per lei servono modifiche alla formula?
Io sono convinto che vadano ricostruiti partiti politici i cui confini culturali siano chiari e definiti. Se può apparire infiltrabile un partito è perché l’identità è debole non per colpa del destino cinico e baro. Ricostruire i partiti e dargli un’identità non è coltivare una separatezza, è dire da che parte stai, cosa difendi, per chi ti muovi.