NAPOLI (Elio De Falco) – Tra convinzione e scaramanzia, il popolo azzurro attende che la matematica renda ufficiale ciò che il campo ha sancito inequivocabilmente. 8 punti, questa la cifra minima da mettere in cassaforte per poter finalmente urlare la propria gioia. E Napoli si prepara. Entrare nel labirinto d’arte dei Quartieri Spagnoli è un’esperienza sensoriale a tinte biancoazzurre. Il cielo si nasconde sotto una coltre di bandiere e festoni, con le effigi dei beniamini a fare da tetto a quello che è a tutti gli effetti un museo della fede azzurra all’aria aperta. Le sagome si ritrovano anche a grandezza naturale in alcuni vicoli in cui i passanti dribblano Mario Rui o Kim Min-Jae come non potrebbero fare contro le loro versioni in carne ed ossa. Alzando lo sguardo su una scalinata, ecco che la prospettiva la fa vedere bianca ed azzurra, magari con quel triangolino tricolore in mezzo. Il clou si raggiunge al ‘Largo Diego Armando Maradona’. Il murales del Pibe de Oro sorveglia la fiumana di gente che si accalca per una foto, l’acquisto di un gadget o solo rivolgere due parole alle effigi immaginando che lui possa ascoltarle.
Una città in fermento
Nella stradina che scorre di lato si scorgono festoni, uno dei quali recita “E mo chi ce lo dice ‘o nonno?”, poi un quadro dove Kvaratskhelia si unisce a Diego, quasi a dire che ha portato a termine il compito affidatogli dal più grande di tutti. Impazza anche la vendita dei gadget, Giuseppe è indaffaratissimo ma esprime comunque i suoi sentimenti: “Non è ancora finita, – ammonisce e ricorda – nel 1988 servivano 4 punti a 6 giornate dalla fine e la vittoria valeva solo 2 punti e riuscimmo a perdere un campionato dominato, dovesse riaccadere sarebbe il fallimento più grande della storia del Napoli ma sono fiducioso, ce la faremo. Il primo scudetto resterà indelebile, certo, ma sono felice per le nuove generazioni che non hanno potuto vivere questa gioia a quei tempi”. Alfonso non ha dubbi: “Stavolta si è stravinto, non ci sono dubbi, le difficoltà della Champions sono state distrazioni fisiologiche”. Giovanni fa uso della scaramanzia: “Undici punti sono pochi ma possono diventare tanti, – ammette – non mi fido ancora di chi c’insegue, soprattutto dopo che hanno tolto la penalizzazione alla Juve. Resto fiducioso, però, della squadra. Nel ’90 mio padre mi portava per mano, oggi io porterò lui”.
La lunga attesa
Tra chi è più sicuro c’è Luca: “Ovviamente bisognerà restare attenti ma non vedo nessuna inseguitrice capace di raggiungerci, possiamo dire che lo scudetto è finalmente nostro. C’è grande emozione ed una sensazione di rivalsa, soprattutto dopo una traversata nel deserto superata anche grazie alla bravura del proprio presidente. Sarà – conclude – un titolo molto più sentito visti gli anni d’attesa”.
Giuseppe O. è uno di quelli che il secondo scudetto dell’era Maradona l’ha solo sfiorato con i ricordi: “Sarà un qualcosa di unico per me, anche se ammetto di avere ancora un briciolo di paura. Stavolta la gioia la sto vivendo di persona”. Nel frattempo il Torino sbanca l’Olimpico biancoceleste, un risultato positivo potrebbe far diventare 7 o anche 5 i punti necessari per “entonar el alirón” come direbbero nella lingua di Diego. Napoli freme. Si prepara a una festa indimenticabile. Per quelli che non l’hanno mai vissuto, per quelli che aspettano da 33 anni. L’emozione sale. Giorno dopo giorno.
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