NAPOLI – Sono ancora una volta le scarcerazioni a dettare tempi e ritmi delle fasi criminali. Il ritorno in libertà di pezzi da novanta della camorra dell’area orientale sta producendo i suoi effetti prevedibili anche sul Rione Caravita, che è territorio del comune Cercola, ma che da un punto di vista malavitoso è da considerare sotto la giurisdizione di Ponticelli.
Nello specifico, territorio da anni sotto l’influenza del clan De Micco, i Bodo, oggi padroni assoluti di Ponticelli e dintorni. C’è però chi sta mettendo in seria discussione il controllo dei De Micco sul Rione Caravita. Da qualche settimana, infatti, gli investigatori stanno notando movimenti sospetti di personaggi sospetti e in zone sospette. In via Matilde Serao, ad esempio, cuore del quartiere un tempo chiamato ‘219’.
Sono volti noti, uomini scarcerati di recente, che una volta in libertà si sarebbero già messi di nuovo all’opera in affari illeciti. Un gruppo che starebbe provando a lanciare il guanto di sfida ai De Micco utilizzando le solite strategie criminali: imposizione del pizzo ai pusher, alle imprese di pulizie, a chiunque faccia della malavita la sua strada, persino rapinatori e ladri d’auto. Tutti devono pagare la tangente al clan e chi incassa è la cosca che detiene il potere. Funziona così a Ponticelli.
Con i De Micco che ormai hanno invaso il vicino Parco Conocal (i due quartieri sono dirimpettai), i De Luca Bossa, indeboliti dagli ultimi blitz, tentano di conquistare almeno la piazza di spaccio di Cercola, tra le più redditizie dell’area. E poi a un passo da lì c’è Volla, zona dei De Luca Bossa dove lo scorso autunno si è fatto notare il gruppo guidato da Alessio Bossis, il 22enne ucciso a fine ottobre nel parcheggio del centro commerciale ‘In piazza’, assassinato probabilmente proprio per le sue ambizioni da boss. I suoi seguaci, oggi, farebbero parte della nuova formazione criminale che, nel segno dei De Luca Bossa, mirerebbe a impossessarsi del Caravita. Con loro anche i reduci del clan Sarno. Insomma, il soliti riciclo della camorra della periferia orientale.
E non è un caso se lunedì mattina gli agenti dei commissariati Decumani e Ponticelli hanno arrestato, al termine di un blitz ‘chirurgico’, Massimiliano Baldassarre, alias ’o serpente, e Eduardo Fiorentino Mammoliti, nipote di Bruno Solla, boss dei De Luca Bossa ucciso nella tarda serata di lunedì 3 aprile in viale delle Metamorfosi. I due oggi si trovano in carcere. Come non è un caso se il blitz della polizia abbia avuto come teatro uno stabile in via Matilde Serao. Qui gli agenti hanno notato un uomo uscire da un’abitazione per rifugiarsi in un’altra ai piani superiori dello stesso stabile per eludere il controllo. In quegli stessi istanti, un altro uomo lanciava una busta dall’appartamento. Busta che, recuperata, ha fatto emergere un contenuto scottante: una pistola Cz calibro 9 con 9 cartucce non censita e un revolver Browning calibro 7,65 con 10 cartucce.
Una volta nell’abitazione, gli agenti hanno constatato la presenza di un monitor acceso che riproduceva le immagini registrate da quattro telecamere collegate ad un sistema Dvr (impianto di videosorveglianza) che inquadrava sia il perimetro dello stabile che l’esterno dell’abitazione nonché numerosi effetti personali dei due uomini. Il sospetto è che quell’appartamento fosse il covo non soltanto dei due, ma del nuovo gruppo criminale.
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