NAPOLI – Che ci piaccia o meno, siamo tutti orfani di Silvio Berlusconi. Lo testimonia il fatto che da quasi una settimana in televisione e sul web non si parla d’altro. Ne parlano i suoi “finti nemici”, quelli che fino ad ora hanno utilizzato il Cavaliere per giustificare la propria esistenza, come i politici del Pd. Ne parlano i nemici veri, quelli che negli anni hanno tirato fuori i tantissimi scheletri nascosti nel suo armadio E ovviamente ne parlano i “miracolati”, quelli che da lui hanno ottenuto in dono carriere politiche, imprenditoriali, artistiche o di altra natura.
C’è qualcuno, però, che non parla. Qualcuno che rientra sia nella categoria dei finti nemici sia in quella dei miracolati.
Roberto Saviano è orfano due volte. Orfano del suo editore, quello che gli ha permesso di vendere il suo romanzo “Gomorra” in tutta l’Italia e poi in tutto il mondo, e quindi di piangere sui palchi più in vista, da “Amici di Maria De Filippi” a San Remo, dalle “Invasioni Barbariche” a “Che tempo che fa”, e quindi di sfruttare il successo del libro per piazzare in 170 paesi la serie tv con i boss della camorra in versione “belli e maledetti”.
Ma Saviano è orfano anche del suo “miglior nemico”, colui che in teoria avrebbe dovuto rappresentare l’antitesi dei suoi riferimenti politici, quelli della sinistra. In teoria, ovviamente, perché nella pratica Saviano ha sempre giocato in favore di Berlusconi. Non ha mai parlato dei processi per mafia che hanno visto il coinvolgimento a vario titolo del Cavaliere, né della corruzione del giudice della Corte di Appello di Milano grazie alla quale il Biscione aveva scippato la Arnoldo Mondadori Editore (editrice di Gomorra) alla Cir di Carlo De Benedetti. Ha invece sempre attaccato con violenza Matteo Salvini e Giorgia Meloni, ovvero coloro che negli ultimi anni hanno acquisito consensi, togliendo a Berlusconi il ruolo di leader della coalizione e lasciandolo a reggere il moccolo.
Insomma, morto Berlusconi, Saviano è letteralmente scomparso. Per quasi quattro giorni le sue pagine social non sono state aggiornate, tanto che qualcuno in vena di battute pesanti ha ipotizzato che in realtà Saviano fosse lo stesso Berlusconi dopo massicci interventi di chirurgia plastica. A onor del vero, nessuno li ha mai visti insieme nella stessa stanza. Poi, ieri sera, a “sorpresa”, ha pubblicato un post. Su un altro argomento, ovviamente.
Ma se Saviano tace, c’è chi parla per lui. Mercoledì sera, ad esempio, nel corso della trasmissione “Stasera Italia”, condotto da Barbara Palombelli sulla Mediaset, è stato trasmesso un servizio intitolato “Editore e politico: ha saputo separare i ruoli”. La voce fuori campo ha ricordato: “Silvio Berlusconi, il politico e l’imprenditore. Se il primo è stato avversato da più parti, il secondo non ha solo creato opportunità lavorative, ma ha anche prodotto e distribuito libri e film. In qualche caso firmati proprio da chi lo ha contestato politicamente. Con Mondadori ha pubblicato i libri di Saviano, Carofiglio, Murgia”.
“Non per forza – ha aggiunto il giornalista del Corriere della Sera Tommaso Labate, presente in studio insieme a Vittorio Sgarbi e ad Alessandro Sallusti – bisognava pentirsi di essere non berlusconiano. Sono cose che viaggiano su binari diversi. Faccio l’esempio dei libri di Roberto Saviano, hanno venduto anche perché hanno quell’impostazione. Se ne avessero avuto un’altra avrebbero venduto di meno e probabilmente non avrebbero fatto la fortuna di chi li ha pubblicati e di chi li ha scritti”.
Pure Rutelli sfotte: “Deve tutto al Cav”
Dagospia rincara la dose: “Da Nanni Moretti a Roberto Saviano, Francesco Rutelli ricorda tutti gli acerrimi avversari di Berlusconi, che hanno fatto carriera grazie a lui”. Il riferimento del sito del mitico Roberto D’Agostino è a un articolo del sito Internet www.leggo.it, che riporta l’intervento dell’ex sindaco di Roma (marito della giornalista Barbara Palombelli) nello speciale del Tg2 di mercoledì sera sulla morte di Silvio Berlusconi.
Rutelli ha ricordato che Saviano e anche Sabina Guzzanti hanno iniziato con Berlusconi in veste di editore. Insomma, sulla Rai e su Mediaset (e recentemente, in diverse occasioni, anche su Il Fatto Quotidiano per mano di Marco Travaglio), lo scrittore condannato per plagio (insieme alla Mondadori di Berlusconi) viene finalmente citato come tipico esempio di antiberlusconiano made in Arcore. E come tale, comprensibilmente, si chiude in un silenzio denso di significati. Sa che qualunque cosa dica oggi può fruttargli l’invito a recarsi in pellegrinaggio sulla tomba di Silvio per dirgli grazie.
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