NAPOLI – Della Venere degli Stracci resta soltanto uno scheletro di metallo incenerito. L’opera dell’artista Michelangelo Pistoletto, installata appena due settimane fa in piazza Municipio, è stata completamente distrutta da un rogo alle prime luci dell’alba di ieri. Uno sfregio alla città, alla sua cultura, per ore si sono rincorse mille ipotesi sulle cause dell’incendio: dalla sfida social (sulla quale è intervenuto il sindaco Gaetano Manfredi), all’atto vandalico ad opera di baby gang fino ai timori di un atto camorristico. Nulla di tutto questo.
La ricostruzione
A dare fuoco all’opera di arte povera, secondo le forze dell’ordine, è stato un senza fissa dimora di 32 anni, Simone Isaia, con un semplice accendino. Gli uomini della Squadra mobile della questura di Napoli e gli agenti del Commissariato Decumani l’hanno individuato visionando i filmati della videosorveglianza presente in zona e poi l’hanno rintracciato presso una mensa in via Marina. L’uomo ha negato tutto. La polizia sta raccogliendo tutti gli elementi utili per cercare di chiudere rapidamente il caso. Venisse confermata l’ipotesi, verrebbe meno il senso della pioggia di comunicati stampa che sono stati inviati in giornata da politici di ogni colore. Tutti a chiedere la videosorveglianza, che in realtà c’era e ha funzionato, quando invece i problemi emersi sono ben altri.
Le criticità emerse
Innanzitutto l’assenza di presidio fisso di forze dell’ordine davanti al palazzo istituzionale più importante di Napoli, sulla quale bisognerà interrogarsi. Poi la mancata sistemazione dell’opera in sicurezza. Il Comune aveva assicurato che gli stracci che facevano parte dell’installazione erano totalmente ignifughi. Non era così se è bastato un semplice accendino a ridurli in cenere. E se non erano ignifughi diventa difficilmente spiegabile il motivo per il quale l’opera non è stata circondata nemmeno dalla più piccola recinzione.
Il commento
“Non credo nelle società sorvegliate, credo nella sorveglianza sociale. Dobbiamo vincere questa battaglia non mettendo una guardia in ogni angolo della città ma facendo crescere la grande civiltà di Napoli”, ha detto Manfredi commentando l’incendio. Giusto, anche perché sarebbe impossibile vigilare su tutto. Presidiare, però, almeno i tesori della città, a cominciare dai principali palazzi delle istituzioni (come avviene in piazza Plebiscito) sarebbe il minimo sindacale.
L’opera sarà rifatta
L’opera si rifarà, hanno promesso le istituzioni, col Comune che ha fatto sapere di voler organizzare una raccolta fondi (e sul far pagare i cittadini non mancheranno polemiche). Ercolano ha già annunciato di essere pronta a mettere a disposizione gli stracci. La Venere rinascerà dalle sue ceneri e l’arte, come deve essere, trionferà. A differenza dei politici che si sono affrettati a scrivere comunicati pro telecamere e anti vandali, con tono da sfida alle istituzioni, salvo poi restare in religioso silenzio quando la verità, la banalissima verità, è venuta a galla.
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